È la scintilla che cerchiamo costantemente in tutti gli aspetti della nostra vita. È la passione, è l’amore. Sono questi i due argomenti principali di questo nuovo album.
Con queste parole Osvaldo Supino descrive il suo quarto album di inediti, Sparks, pubblicato giovedì 28 marzo. Registrato tra Milano e Miami, l’album è composto da 10 nuovi brani e il 17 aprile sarà rilasciato anche in versione spagnola con il titolo Luces. Abbiamo intervistato Osvaldo Supino durante la serata di presentazione di Sparks, ecco cosa ci ha raccontato.
Sparks è stato anticipato dal singolo How do we know e dal brano Pick me up che hai deciso di regalare in anteprima ai fan poco prima dell’uscita dell’album. Cosa ci puoi raccontare di questi due brani?
How do we know rappresenta la necessità di comunicare, cosa che è oggi è fondamentale. Abbiamo tutti Instagram, chattiamo tantissimo ma quando si tratta di avere coraggio e affrontare un’altra persona dal vivo diventa una tragedia, e questo vale anche per me. Quindi è un po’ un invito a rischiare anche perché se non rischiamo non andiamo da nessuna parte. Come faccio a sapere cosa provi per me se non mi dai modo di parlarti?
Pick me up, che racconta del mio rapporto con le dating app e in particolare con Tinder, l’ho trovato invece il giusto compromesso tra quello che ho fatto in passato e quello che sto diventando. Era un pezzo curioso di Sparks che mi piaceva anticipare.
Nell’album sono presenti importante collaborazioni come quella con il produttore Scott Robinson. Come è nata?
Con Scott Robinson ho parlato in una Skype-call e subito mi ha detto: “Italiano? Vaii”. Mentre creavo Sparks stavo ascoltando Tell me you love me, album di Demi Lovato prodotto appunto da Scott Robinson e mai avrei immaginato di poter collaborare anche io con lui per il mio disco. Scott Robinson ha scritto solamente una delle canzoni dell’album però è stato veramente molto presente durante tutto il processo dandomi molta fiducia e consapevolezza. Io non sono una persona molto sicura di sé, so che dal vivo non si direbbe però ho tanti timori quando sono in studio e questo è un aspetto su cui devo lavorare. Spesso pensavo di non poter dire una determinata cosa, invece lui mi ha sempre detto di esprimere quello che sono. Pian piano sto imparando a farlo e lui è stato centrale per questo, è stato proprio una scintilla, la mia scintilla.
Come mai hai scelto di pubblicare Sparks anche in versione musicassetta?
Perché sono dell’84 e perché è bellissimo. Tutti fanno i vinili e invece era un mio desiderio e mi sembrava una cosa molto originale tornare alla musicassetta. Adesso sembrerò vecchio ma ne ho ascoltati tanti di dischi così, poi sono arrivati i CD ma adesso sembra che non se li fili più nessuno. Ho fatto comunque il CD però per i nostalgici come me ho scelto anche questo formato. Anche perché nell’intero progetto c’è molto quest’aria un po’ vintage. Nell’immagine di copertina abbiamo scelto di usare il jeans, all’interno del disco ci sono delle polaroid e tutto ciò rappresenta il mondo visivo a cui ho scelto di affidarmi per Sparks.
Hai un rapporto molto stretto con gli Stati Uniti, in particolare con Miami che è la città in cui trovi un po’ il tuo equilibrio e la maggior parte dei tuoi brani sono in inglese. Come mai questa scelta di scrivere e cantare in inglese fin dall’inizio della tua carriera?
Un po’ perché è quello che ho sempre voluto fare e il mio sound si sposa bene con la lingua inglese, un po’ perché in realtà il primo produttore che ha creduto in me da indipendente è americano ed è Charlie Mason, il produttore di Miley Cirus. Charlie Mason ha scritto per me una canzone in inglese e da quella ho cominciato a cantare in questa lingua. Alla base della mia musica non c’è veramente mai una scelta di marketing. In questi anni, prima dei miei ultimi dischi, ho pubblicato alcuni video come Get sexy e LOL che mi hanno fatto conoscere a molte persone. Molti hanno parlato di provocazioni dopo aver visto i video, ma vi posso assicurare che quelle provocazioni non erano studiate. Quando nel video di LOL ho inserito un bacio con quello che poi è diventato il mio ex non sapevo che si trattasse del primo bacio tra due ragazzi in un video musicale italiano. Io l’ho fatto solo perché ci stava. Quindi la logica che c’è dietro il mio progetto è il cuore, l’istinto, sono io e basta, non c’è niente altro.
Nella maggior parte dei tuoi brani e anche in quelli contenuti in Sparks racconti episodi della tua vita privata, come mai questa scelta?
Perché evidentemente non so fare altro. Ho anche provato ad uscire dal mio privato ma non ci sono riuscito. Probabilmente ogni artista ha la propria area e il proprio mondo da esprimere. Io ho bisogno della musica. In questo disco c’è una canzone che si intitola Therapy che non si riferisce proprio a questo ma il titolo rappresenta ciò che la musica è per me. Io ho bisogno di entrare in studio e sentire delle emozioni, di sentirmi utile con la musica e di conoscermi. Molto spesso mi arrivano delle canzoni che scelgo perché mi piacciono e poi diventano un’anticipazione di quello che io andrò a vivere dopo. E questo succede perché scelgo le canzoni dal cuore e quando le ascolto sento i brividi. Continuo a dire questo perché in un mondo in cui oggi tutto è super studiato, ed è anche giusto che sia così alle volte, in cui devi essere perfetto e in cui devi sapere esattamente quello che dici perché altrimenti potresti non arrivare, io scelgo di creare i miei album con le emozioni.
Durante la serata Osvaldo Supino ha anticipato che Sparks è un progetto che si svilupperà nel tempo sotto vari punti di vista creativi, ci saranno si nuovi singoli ma anche molti altri progetti a livello musicale. Uscirà anche un brano in tedesco perchè la Germania è il primo paese ad avergli dato fiducia e quello in cui si è esibito maggiormente.
Lunedì 1 aprile Osvaldo Supino è stato ospite ai microfoni di Radio Bicocca. Per sapere cosa ha raccontato a Jacopo e a Marco potete riascoltare la replica in onda oggi dalle 10 alle 11 e dalle 14 alle 15.
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