Ci sono giorni, momenti, eventi che aspettiamo per tutta la vita: la finale dei mondiali, il giorno della laurea, il matrimonio con la donna o l’uomo dei sogni, un concerto davanti a dodici mila persone. Quando sono così vicini che li possiamo vedere e non più solo sognare, ecco che ci sfuggono e ci costringono a ricominciare a rincorrerli. Venerdì 3 aprile per Marracash è stato uno di quei giorni. Sarebbe dovuta essere la data d’apertura del suo tour dei record, quella per la quale i biglietti sono finiti in 24 ore.
Qualcuno, o qualcosa, ha deciso che il King del rap dovrà aspettare ancora per un po’. Così, ieri sera Marra, che in quel momento esatto sarebbe dovuto essere nel backstage pronto a far sgolare i dodici mila del Forum, ha voluto ricordarlo ai suoi fan, con un post su Instagram, approfittandone per esprimere anche il suo punto di vista, come sempre lucido, concreto, diretto, unico, sulla surreale situazione che stiamo tutti vivendo.
Non tutti però hanno la pazienza di arrivare a casa e una sveltina musicale con il loro artista preferito se la farebbero volentieri. Ecco allora cinque canzoni di Marracash che sembrano essere state scritte apposta per questa quarantena. Sono cinque canzoni che probabilmente avremmo cantato a squarciagola al Forum e che oggi possiamo ascoltare in silenzio, riflettendo e scoprendone nuovi significati.
Quelli che non pensano – Il cervello
C’è chi beve e si droga per non pensare, e a chi viene naturale. È una tendenza ormai irrefrenabile, a tutti i livelli sociali e senza distinzioni politiche, di una società dominata dalla fretta e dalla frenesia, dove il tempo della riflessione diventa tempo perso, perché non produce niente di tangibile. Così l’importante diventa dire, fare o peggio ancora pubblicare qualcosa, essere presenti, attivi piuttosto che riflessivi. Ecco allora che lanciamo hashtag irresponsabili come #milanononsiferma, ignorando e sbeffeggiando gli avvertimenti di certi virologi. Ecco ancora che continuiamo ad andare in giro imperterriti e non curanti dei divieti. Infine ecco che inoltriamo, condividiamo, spargiamo fake news senza controllarne la veridicità contribuendo ad alimentare rabbia, paura e ignoranza. Siamo passati da quelli che ben pensano a quelli che non pensano. Ora che siamo chiusi in casa possiamo tornare a pensare senza perdere tempo.
Greta Thunberg – Lo stomaco
Il dramma è che scompariranno in tanti, ma finiremo poi per adattarci, nascosti al buio come scarafaggi in un bunker, proprio come ci diceva Greta Thunberg. Mentre scriveva queste parole in cui immaginava la fine della nostra specie, Marracash di certo non avrebbe mai pensato che pochi mesi dopo avremmo vissuto qualcosa di così simile. Non sarà la fine del mondo ma l’analogia è calzante. Alcuni poi sostengono che, con questo virus, la natura abbia voluto riprendersi il suo posto. Sono teorie prive di qualunque prova scientifica, diciamolo, ma i delfini nel porto di Cagliari e i livelli minimi di inquinamento dell’aria in Pianura Padana possono farci riflettere.
Business Class
Nel temporale fa paura uguale in business class. Davanti ad una quarantena non siamo di certo tutti uguali. La quotidianità di un operaio che rischia il posto di lavoro ed è rinchiuso in un buco di qualche metro quadrato non è paragonabile a quella di un vip o un manager che vive in una villa con giardino e tutte le comodità necessarie a sentire meno il peso dell’isolamento e che può continuare a percepire il proprio stipendio lavorando in smartworking. Marra però ci ricorda che quando entrano in gioco i sentimenti, come la paura, che si viaggi in economy o in business class non fa dfferenza.
Estate in città
Esco di testa qua tra quattro stanze, io alla finestra conto le ambulanze. È un affresco incredibilmente rappresentativo di come molti passino oggi le loro lunghe giornate, fra noia e preoccupazione, che si alimentano l’un l’altra. Se andiamo avanti così bisognerà scrivere anche “Estate in quarantena” e Marracash ha già delle solide basi da cui cominciare.
Film senza volume
A proposito di affreschi, eccone un altro, questa volta in collaborazione con Guè Pequeno: Frigo vuoto, quattro lucky strike, non so più se è notte o giorno ormai. Alzi la mano chi, dopo il primo giorno tappato in casa all’ergastolo, ha pensato: “sembra di vivere in un film“. Probabilmente anche Fabio (Marra) e Cosimo (Guè) avranno avuto questa sensazione. Per loro però sarà stato un déja vu.
Cinque brani, il tempo di una sveltina appunto, non saranno come vivere un concerto dal vivo, ma sono sufficienti per farci pregustare la magia a cui assisteremo a partire dal 12 di settembre, coronavirus permettendo.
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