Correre verso un obiettivo: corri, Brittany, corri!


Brittany

Brittany ha 28 anni, ed è in sovrappeso. Dà la colpa a questa sua condizione per tutto ciò che non va nella sua vita: non ha un bel lavoro e lascia che la sua coinquilina si prenda gioco di lei in modo passivo-aggressivo; si sbronza e ha un pessimo rapporto con il cibo; non ha un rapporto sessuale completo con un uomo da sei anni, poiché incapace di riuscire ad accettare la vista del suo corpo nudo.

C’è tutto questo, sotto la maschera della ragazza obesa sempre sorridente, che si ubriaca, mangia schifezze ed è l’anima di tutte le feste di quartiere. Fino a che, una mattina come tante, il suo medico la mette di fronte all’evidenza: seppur giovane d’età, la sua salute è fortemente a rischio.
Urge iniziare a fare attività fisica, ma il costo di un abbonamento in palestra è proibitivo per Brittany, date le sue modeste finanze. Per questo, inizierà a correre. Poco alla volta.

Ogni metro raggiunto in più, una sorpresa. Lei, ritenuta da sempre quell’amica “rotondetta”, sulla quale ironizzare e porsi a confronto per vedersi migliore, stava finalmente combinando qualcosa. E quel qualcosa, sarà partecipare – e portare a termine – la maratona di New York.

Siamo tutti un po’ Brittany

Questa è la trama del film Brittany runs a Marathon o, italianizzato, Brittany non si ferma più. La pellicola, a metà tra la commedia e il dramma, è prodotta dagli Amazon Studios, diretta dal regista Paul Dows Colaizzo ed è disponibile su Amazon Prime Video. Il film ha una particolarità: si ispira ad una storia vera.

La coinquilina del regista, Brittany O’Neill, viveva un periodo di profondo malessere lavorativo e personale, tale da rifugiarsi nel cibo e nell’alcool. Finché, un giorno, non ce la fece più a sopportare la vista del suo corpo riflesso allo specchio. Da lì, diede una svolta alla sua vita e, allenamento dopo allenamento, riuscì a perdere peso (quasi 20 chili), partecipare e concludere la maratona di New York. Per chi non ne fosse a conoscenza, non è una corsa come le altre: 42 chilometri e 195 metri di percorso. Un’impresa ardua per chi si allena da molto tempo e gode di un corpo allenato. Immaginate per chi ha qualche chilo in più. Ma, come dicono le due Brittany: “La corsa non la fai per vincerla, ma per finirla.

Un passo alla volta

Che sia ispirato ad una storia vera o meno, la morale profonda del film non cambia. Migliorare si può. Per noi stessi, non per altri. Brittany ce lo conferma nel corso del film che fa tutto questo non per una forma di accettazione sociale, ma perché finalmente sa di stare facendo qualcosa per cui valga la pena essere fiera di sé.

E se questo lo ottiene dimagrendo e vedendosi più bella allo specchio, non dobbiamo collegare il tutto al pregiudizio della società che impone canoni fissi di bellezza e gridare al “curvy è bello”. Non dobbiamo neanche portare il tutto sulla questione della salute che, seppur importante, non è stata parte fondamentale che ha spinto al cambiamento. Brittany ha continuato ed incentivato il suo nuovo stile di vita anche dopo la conferma, da parte del suo medico, del suo ottimale stato di salute.

Il fulcro della piccola riguarda il perseguimento e il raggiungimento di un obiettivo. Brittany, inizialmente, fatica anche solo a pensare di dover fare attività fisica all’aperto, dove tutti possono osservarla e notare come il suo corpo sobbalzi passo dopo passo. Poi trova la motivazione di infilare le scarpe e correre per 50 mt.

Non comincia a correre con l’obiettivo di percorrere la maratona, ma con la volontà di arrivare alla fine dell’isolato. La visione del film è fortemente consigliata non perché, dopo aver dedicato un’ora e mezza alla sua visione, indosserete le scarpe da ginnastica e comincerete a correre per il quartiere. Ma perché è un monito: con la giusta motivazione, si può arrivare dove non si credeva possibile. Magari troverete la forza di smetterla con una cattiva abitudine, o di portare a termine quella cosa che avete accantonato, confidando in un rassicurante “poi lo faccio”. Che non è mai arrivato. Anche solo provare, mettersi in gioco e riuscire a dimostrare a se stessi che si è in grado di riuscire là dove non si sperava nemmeno.

Anche correre la maratona di New York.


Davide Romano

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