Ritorna sui grandi schermi Diabolik, il ladro e genio del crimine più famoso del fumetto italiano. Creato dalle sorelle Angela e Luciana Giussani, Diabolik è diventato nel tempo un vero cult, tanto da lanciare un genere tutto a sé, quello del fumetto noir. Il primo adattamento cinematografico, del regista Mario Bava, risale al 1968 e più di cinquant’anni dopo il personaggio è stato ripreso dai fratelli Manetti e riportato al cinema in un nuovo film con protagonista Luca Marinelli. Questa è la nostra recensione.
Diabolik: trama e cast
Il nuovo Diabolik ci porta nella città fittizia di Clerville, dove un criminale dalle doti straordinarie semina il terrore con i suoi colpi e riesce sempre a sfuggire alla giustizia.
L’arrivo in città della ricca ereditiera Eva Kant rappresenta un’imperdibile occasione per Diabolik, che punta gli occhi sul preziosissimo diamante rosa di proprietà della Lady. Eva Kant si rivela però una donna molto più furba e temeraria del previsto e l’incontro fra i due fa scoppiare una scintilla che ribalta del tutto gli scopi di Diabolik. Da qui la storia è una serie di colpi di scena e cambi di direzione che mettono alla prova le risorse del criminale e lo portano a ideare ingegnosi stratagemmi. A dargli la caccia è l’Ispettore Ginko, la sua nemesi per eccellenza, pronto a tutto pur di catturare Diabolik e far ritornare la pace a Clerville.
Il cast è composto da Luca Marinelli nei panni di Diabolik, Miriam Leone come Eva Kant e Valerio Mastandrea come Ginko. Fra i personaggi secondari troviamo la moglie di Diabolik, Elizabeth (interpretata da Serena Rossi) e il viceministro della giustizia Giorgio Caron (Alessandro Roja).
Dal fumetto al cinema
Il film Diabolik è per definizione un cinecomic, ovvero un film deliberatamente tratto da un fumetto. Non si tratta di un vero e proprio genere, ma di un’etichetta (tra l’altro nostrana) usata di solito per indicizzare quei film con protagonisti supereroi e antieroi. Il materiale originale può essere più o meno rivisitato per adattarlo al medium cinematografico, ma l’impronta stilistica rimane in genere fedele al fumetto.
In Diabolik ritroviamo le atmosfere noir degli albi, con una fotografia che rifiuta i toni brillanti e fa dei giochi di chiaroscuro un suo caposaldo. Anche i personaggi sembrano voler rimanere nella loro caratterizzazione attinenti agli originali, dalla quasi robotica apatia di Diabolik all’aura da femme fatale di Eva Kant. Questo tipo di trasposizione diretta può generare però un effetto anomalo sui grandi schermi.
L’impressione nella prima parte del film è infatti quella di bidimensionalità, proprio come se fossimo davanti a delle vignette in movimento. Assistiamo alle azioni di Diabolik e ne ammiriamo l’astuzia, ma perdendo parte del coinvolgimento emotivo che ci aspettiamo da un prodotto cinematografico. La seconda parte del film assume invece un ritmo più sostenuto e la trama si fa più definita, con un chiaro goal che mantiene la suspense nel pubblico. Non si rinuncia però allo stile fumettistico, che viene per esempio ricalcato in spezzoni con transizioni a mo’ di vignetta.
Diabolik probabilmente conquisterà i più affezionati al fumetto originale, ma potrebbe anche stupire il resto del pubblico per il tipo di linguaggio che utilizza, più comune negli albi che sulle pellicole.
Diabolik uscirà al cinema il 16 dicembre. Puoi controllare qui la programmazione dei cinema più vicini a te.
Per chiudere, ecco il trailer:
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