È uscito lo scorso 31 marzo ciò che cerco di nascondere, il primo EP dell’artista barese Claudia Cuccovillo, in arte Evra. Nato in un periodo trascorso nella sua città, in Puglia, durante la pandemia, l’ultimo lavoro in studio di Evra racconta quella che l’artista definisce la sua verità.
Abbiamo incontrato Evra per parlare di ciò che cerco di nascondere e del suo percorso artistico.
Prima di tutto ti devo chiamare Evra o preferisci essere chiamata Claudia?
Come ti è più comodo, come ti viene più naturale.
Va bene allora vedremo come andrà a finire. La prima domanda, che è la più semplice che io possa farti, è: perché Evra?
La motivazione in realtà è abbastanza superficiale e poi ha acquisito profondità col tempo, nel senso che Evra è il nome di un gin agricolo. Ero fuori con alcuni amici, ho bevuto questo cocktail e mi è piaciuto tantissimo il suono della parola. Non lo so, pensavo che fosse quello giusto per me come pseudonimo e quindi mi sono detta ma sai che c’è? Proviamo. Poi ho elaborato un pensiero che ha un po’ più di profondità. Mi piace pensare che Evra possa essere quella parte di Claudia più disinibita; è come quando bevi un bicchiere di troppo e sei più sciolto, più libero di dire e fare ciò che senti davvero. Mi piace pensare che Evra sia quella parte di Claudia.
Non avrei mai pensato che la motivazione potesse essere legata a un alcolico, perché in realtà l’idea che la tua musica dà è molto elegante. Arriviamo quindi a ciò che cerco di nascondere che è il tuo nuovo EP. Vorrei che tu me lo raccontassi.
ciò che cerco di nascondere è nato tre anni fa. Proprio l’idea di voler fare un EP è nata tre anni fa in quarantena. Per me è stato un momento molto prolifico, buono dal punto di vista artistico. Mi ha dato davvero la possibilità di scrivere tanto. È lì ho pensato sai che c’è? perché non creare veramente un EP?
In realtà è frutto di tre anni di lavoro e di cambiamenti, positivi e negativi, quindi rappresenta un percorso. La cosa che mi piace tanto di questo disco è che quando ho iniziato a scriverlo ero veramente tutt’altra persona, mentre quando l’ho concluso ero cresciuta. Per questo ci sono varie fasi di me anche all’interno di una canzone sola. Magari ho iniziato a scriverla in un periodo e poi in un altro momento l’ho terminata con uno stato mentale diverso, una nuova me. Mi piace proprio pensarla così, pensare che sia un percorso che ha un inizio e una fine diversi, che non corrispondono.
Qual è quella cosa che cerchi di nascondere, che poi alla fine dà il titolo all’EP?
In realtà non lo so, nel senso che io cerco di nascondere sempre un po’ tutto. Sin da piccola ho sempre represso molto le mie emozioni perché venivo presa in giro. Per certe persone era sbagliato che io fossi completamente me stessa e che esprimessi le mie emozioni con libertà. Con questo EP voglio smettere di nascondermi. Dico a me stessa e a chi mi ascolta ok basta, adesso ti liberi e racconti ciò che sei. Forse in questo disco c’è una parte di me che ho sempre cercato di non mostrare agli altri.
C’è un brano al quale sei più affezionata tra quelli di questo EP, che tra l’altro non è il tuo primo, giusto?
Sì, diciamo che è il primo da solista quindi lo considero il mio primo EP a tutti gli effetti perché è solo mio come artista. Per il brano a cui sono più affezionata è sicuramente l’alba che tornerai che è l’ultimo.
Ti posso chiedere perché?
Sì, perché è dedicato a una persona che non c’è più che faceva parte della mia vita. È una dedica per me molto importante a questa persona a cui ho tenuto tantissimo, a cui tengo tutt’ora moltissimo.
Fermiamoci un attimo sull’EP; io sono andata a spulciare i credits e ho trovato tra i produttori degli artisti che provengono da generi molto diversi.
È vero, ho preso spunto da tanti generi! Mi sono avvicinata, ad esempio, alla trap che era un genere che non avevo mai sperimentato. Ho comunque unito al mio stile R&B, soul, sfumature più pop o trap che non pensavo avrei potuto inserire davvero in un mio lavoro.
Tu lavori anche alle produzioni?
Ho messo mano solo ne l’alba che tornerai. Non sono produttrice però mi piacerebbe in futuro produrre di più.
Quindi tu comunque scrivi e riesci, anche proprio a livello emotivo, ad affidare il tuo brano a un produttore e dire ok, lavoraci.
Sì, sì assolutamente perché io non ne sono in grado. Riconosco un limite in questo quindi sono contenta di poter collaborare con qualcuno che sia capace e creativo in questo senso.
Tu in questo momento sei di stanza a Milano, giusto? C’è qualcosa che credi ti ispiri tantissimo a Bari e che magari a Milano non ritrovi?
Sì, la tranquillità, la mancanza di fretta, la vita lenta del Sud. A Milano io ho sempre tanta pressione, anche solo mentale, di dover fare. A Bari io entro in una modalità completamente diversa, vivo con calma. Credo che Bari sia stata anche un’ispirazione perché mi ha aiutato a stare proprio in pace senza nessun obbligo. Ero circondata da pochi affetti nella mia casa in cui sono cresciuta, nella comfort zone.
Faccio questa domanda a tutti gli artisti che intervisto, quindi la propongo anche a te: se dovessi descrivere il tuo progetto musicale con una parola quale sarebbe? Perché?
Oddio non lo so, mi viene forse un termine un po’ cringe, mi viene verità. Io mi sento una persona molto onesta, con me stessa e con gli altri nella musica. Quindi, credo che questo progetto sia vero. Non voglio dire che i progetti di altri non lo siano, però sento tanta verità in quello che ho fatto, tanta sincerità.
No, assolutamente! Quello che cerchi di comunicare è quello che speri arrivi al pubblico; se ti senti molto vera è giusto che quello sia anche il tuo messaggio. Arrivo così alla seconda domanda infame per questa intervista: un feat che vorresti fare e uno che invece non faresti mai?
Allora, in Italia ti dico sicuramente Venerus e internazionale H.E.R., non so se la conosci. Un feat che non farei mai non lo so, magari qualche artista che proprio fa un genere completamente diverso dal mio. Con qualche artista troppo commerciale forse, ma non mi sbilancio perché magari un giorno lo faccio ed è finita.
Vorrei concludere con questa intervista chiedendoti quali sono i tuoi progetti futuri. Se hai dei live in programma e dove possono trovarti.
Il 16 maggio ci vediamo tutti a dieciquattordici al Legend Club Milano, poi il 20 luglio sarò a Gallipoli per il MISENTOMALE Summer Fest. Se chi ci sta leggendo ha voglia di venire, passiamo un po’ di tempo insieme così c’è modo anche di ascoltarmi dal vivo. A livello musicale invece voglio scrivere tanto e voglio sperimentare tantissimo con un nuovo sound. Mi piacerebbe in futuro poter lavorare con dei musicisti in studio, quindi per adesso il mio piccolo sogno è lavorare più in analogico e meno in digitale.
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