Io sono quel disco, sono la foto in copertina e sono il disco. Quella è la mia vita anche quando non voglio.
Ghemon
Giovanni Luca Picariello all’anagrafe, Gianluca per gli amici e Ghemon conosciuto ai più. Nato il 1 aprile 1982. Si è guadagnato la propria fortuna, come ama ricordare. Paragona la sua carriera come alle gare degli atleti dove c’è tanta preparazione e tanto sudore per raggiungere il risultato. Scritto nelle stelle non è il traguardo ma solo una versione migliore di Ghemon.
Una carriera partita come rapper, una categoria che si interscambia difficilmente con il canto. Ad ogni modo, lui ci ha provato lo stesso con tanta autocritica e ha trovato la sua melodia nel Soul e R’n’b. Era una sfida nuova che comportava una costante sensazione di inadeguatezza, sentimento che si scontrava anche con i vari turbini emozionali che traspaiono da alcuni album come Mezzanotte e Orchidee.
Nel 2019 partecipa a Sanremo. Arriva dodicesimo in classifica, ma il successo si percepisce ugualmente perché ha portato il suo essere artista con una canzone, Rose Viola, che lo rappresentava in pieno. Un brano realizzato mesi prima velocemente in un turbine di creatività, nell’estrema purezza del creare musica senza obiettivi e scadenze.
Oggi, dopo un periodo di depressione, ha trovato un equilibrio personale che lo ha portato anche ad un equilibrio sentimentale. L’amore è il tema prediletto di molte canzoni. Ghemon cerca di spiegare che noi come essere umani andiamo a cercare qualcuno che riempie i nostri spazi vuoti, ma nessuno può riempirli davvero. In Scritto nelle stelle c’è questa ricerca.
Ne è un esempio il brano In un certo qual modo dedicato alla sua compagna. Racconta fedelmente la sua nuova vita, un adulto in una relazione con tutti i suoi alti e bassi. Senza essere per forza solo il cantautore malinconico che finora era apparso.
Con Buona stella e il video girato nelle case dei vari fan, parla dei casini della vita quotidiana e di quanto per lui sia importante una disciplina nell’affrontare la giornata.
Nel disco ci sono 10 brani. Abbastanza per permette di intraprendere un percorso sensoriale. Denso e compatto come le emozioni descritte attraverso melodie e parole, così come le sentiamo tutti noi. Un album da cui si può estrapolare una sorta di conversazione in cui emergono tutte le esperienze che Ghemon vuole trasmettere.
Il tuor sarebbe già dovuto partire, ma è stato sospeso come molti altri a causa del virus. Ma non disperiamo perché sappiamo che questa attesa verrà ripagata. Visto l’importanza che Ghemon attribuisce ai live, all’intrattenimento e alla creatività nel rendere il disco sul palco, non rimarremo di certo delusi.
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