Confusion is to commotion what love is to our devotion imperceptibly big, big as the ocean and equally hard to control.
Pearl Jam “Dance of the Clairvoyants”
Dopo averci lasciato nel 2013 con Lightning Bolt, i Pearl Jam tornano per il loro undicesimo lavoro con un nuovo album intitolato Gigaton in uscita il 27 marzo 2020. Prodotto dai Pearl jam con Josh Evans (n.d.r. produttore che aveva già collaborato a canzoni precedenti), verrà distribuito a livello internazionale da Universal Music Group.
Non è insolito che la storica band di Seattle abbia voluto dedicare il titolo al problema del cambiamento climatico. Più precisamente, il gigatone è un’unità di misura di massa equivalente a un miliardo di tonnellate che in climatologia viene utilizzata per quantificare il distacco di ghiaccio ai poli, un fenomeno che negli ultimi vent’anni ha subito un drastico aumento. Infatti, la copertina è la foto Ice Waterfall del fotografo, regista e biologo marino canadese Paul Nicklen. Scattata nell’arcipelago delle isole Svalbard in Norvegia. L’immagine mostra la calotta di ghiaccio dell’isola di Nordaustlandet, da cui sgorgano ingenti quantità di acqua di disgelo.
“Realizzare questo disco è stato come un lungo viaggio” ha svelato Mike McCready. “È stato oscuro e a volte confuso a livello emozionale , ma anche una mappa entusiasmante e sperimentale verso la redenzione musicale. Collaborare con i miei compagni di gruppo per Gigaton alla fine mi ha dato più amore, consapevolezza e conoscenza della necessità di connessione umana in questi tempi.”
Il primo singolo, Dance of the Clairvoyants lascia spaesati i fan con la presenza dell’elettronica, un profumo funk alla Talking Heads, e addirittura tre videoclip, nonostante la band non sia tipica dell’utilizzo dello strumento.
Con Superblood Wolfmoon i Pearl Jam tirano fuori l’importanza delle chitarre con un pezzo agitato, quasi garage-punk, da cori allo stadio. O in posti ancora più grandi, come l’Autodromo di Imola dove, virus permettendo, suoneranno il 5 luglio nell’unica tappa italiana del loro tour. Gigaton conferma, sin dall’attacco di Whoever Said […] “random speakers in my mind”[…] , la voglia di raccontare storie con lo stile appassionato e coinvolgente che solo il rock può sprigionare.
L’album, pur con qualche diserzione dallo stile classico, non tradisce la storia. E non sono soltanto grazie alla voce profonda di Eddie Vedder e il suo racconto spesso onirico, connaturato e soggettivo, ma anche grazie a Mike McCready e le sue esecuzioni, talvolta scimmiottando le peripezie di altri alla “guitar hero”, e gli altri membri che costituiscono l’elemento di continuità per questi 30 anni di carriera partiti dalla culla del grunge e arrivati al cuore del rock.
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