Il 30 gennaio arriva nelle sale cinematografiche italiane Il diritto di opporsi, il nuovo film del regista Destin Daniel Cretton. La pellicola si basa su fatti realmente accaduti e raccontati nel libro Just Mercy scritto dall’avvocato Bryan Stevenson, fondatore dell’organizzazione no profit Equal Justice Iniziative che fornisce assistenza legale ai detenuti che potrebbero essere stati erroneamente condannati.
Il film si apre con un giovane Stevenson che, dopo la laurea in legge conseguita ad Harvard, decide di trasferirsi a Montgomey in Alabama e fondare, insieme all’attivista Eva Ansley, un’organizzazione che si occupi di casi giudiziari di uomini condannati a morte, spesso incarcerati senza regolare processo e, nella maggior parte dei casi, neri.
Uno dei suoi primi clienti è Walter McMillian, noto anche come Johnny D, proprietario di una piccola azienda di legname che viene arrestato e condannato a morte, senza regolare processo, per l’omicidio di Ronda Morrison, ragazza bianca 18enne.
Bryan e Eva, analizzate le prove, credono fermamente nell’innocenza di Johnny D e cominciano a lottare per la sua liberazione con il sostegno della famiglia e della comunità di Walter. Grazie alle testimonianze, alle prove raccolte e al sostegno dei media televisivi, Stevenson riesce a fare riaprire il caso e ad ottenere così la chance di cambiare un sistema corrotto e profondamente razzista.
Michael B. Jordan e Jamie Foxx vestono, rispettivamente, i panni di Stevenson e McMillian riuscendo il primo a rendere tutta la tenacia e il coraggio del battagliero avvocato e il secondo la rabbia e lo sconforto di un uomo che ha perso ogni speranza e che sa che in Alabama sei colpevole sin da quando vieni al mondo. Il ruolo di Eva Ansley è invece affidato alla vincitrice del premio Oscar Brie Larson.
Ne Il diritto di opporsi Cretton decide di raccontare anche gli insuccessi e le sconfitte di Stevenson tra cui emerge il caso di Herb Richardson (Rob Morgan), veterano di guerra affetto da stress post-traumatico e accusato di aver piazzato una bomba che ha ucciso una bambina e che l’avvocato non riesce a salvare nonostante i tentativi di far riaprire il processo.
Elemento chiave del film è rappresentato dal rapporto tra McMillian e la sua famiglia pronta a fare emergere anche tutti i difetti di Walter ma comunque certa dell’innocenza dell’uomo. Il confronto in aula con cui si conclude la narrazione porta il razzismo al centro del dibattito e permette a Stevenson di smascherare le falle di un sistema che non funziona.
Negli Stati Uniti ogni nove persone condannate a morte una viene dichiarata innocente, una percentuale di errore sconvolgente.
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