Il Grande Gioco è il titolo della nuova serie presentata da Sky che comprende otto episodi da circa un’ora ciascuno. Attualmente sono disponibili i primi sei, ma venerdì 9 dicembre arriverà il gran finale della prima stagione.
Il mondo del calcio visto dagli occhi dei procuratori
La serie in questione prova a mostrare, tramite una storia inventata, tutto il marcio dietro i celebri contratti plurimilionari dei calciatori. Il protagonista assoluto è Corso Manni, interpretato da Francesco Montanari. Si tratta di un procuratore sportivo sospeso per un presunto giro di calcioscommesse, in attesa di giudizio. La storia ruota attorno alla sua grande passione che dedica al lavoro e che lo porterà a esercitare la professione tramite sotterfugi, violando naturalmente l’obbligo di fermo emanato dalla FIGC. Accanto a Corso vi è il ruolo fondamentale della ISG, azienda di procura sportiva a gestione famigliare ma con vari azionisti esterni, con a capo Dino Di Gregorio.
L’intreccio proposto dalla serie che vi terrà incollati allo schermo? Corso Manni faceva parte della stessa azienda, prima che venisse scaricato per gli illeciti di cui è accusato. Dunque, lo sviluppo vede il protagonista scontrarsi con il suo passato in diverse occasioni, ma allo stesso tempo gestire la sua situazione particolare. In tutto questo deve provare a mantenere un nome all’interno del mondo dei procuratori e proverà a farlo con tutte le sue forze sfruttando al meglio vecchi contatti.
Giocherà un ruolo fondamentale la contrapposizione tra la concezione più pura del calcio, inteso come semplice sport, e la sua degenerazione in un business crudele che non ammette amici.
Il calciatore tra sentimenti e merce di scambio
Il focus che propone Il Grande Gioco porta a un’importante riflessione che non si ferma alla finzione della serie. Il calciatore per molti può essere un privilegiato, per altri un atleta da ammirare come un idolo. Ma cosa rappresenta per chi gestisce i suoi affari e cura la sua immagine? Nei vari episodi vengono presentate due storie. Due ragazzi profondamente diversi a primo impatto, ma molto simili per diverse ragioni. Si tratta di Carlos Quintana, fuoriclasse assoluto che ambisce a un posto sul podio del Pallone d’oro e di Antonio Lagioia, giovane promessa che asserisce di giocare a calcio solamente per il gusto di farlo e di non volersi mai piegare al dio denaro. Entrambi seguiranno un percorso di crescita, ovviamente di carattere differente, ma con la medesima finalità: scoprire e riscoprire l’essenza del loro sport.
Le più grandi difficoltà emergeranno proprio al momento del confronto, a volte scontro, con i procuratori. L’idea di chi per lavoro deve trasformare il talento in denaro è stringere più accordi possibili con le aziende più disparate, tendendo ovviamente a snaturare il mestiere del calciatore. È facile comprendere come situazioni del genere creino una dicotomia interiore, nel disperato tentativo di capire effettivamente cosa sia giusto fare. Arrendersi a una vita agiata ma ottenuta comunque tramite i sacrifici o mantenere un ideale forte e concentrarsi unicamente sulle prestazioni in campo? Si tratta di quesiti molto interessanti a cui la serie non assicura una risposta, ma certamente garantisce una profonda immedesimazione.
La partita è solo la punta dell’iceberg
A volte si giudica troppo velocemente un trasferimento di un calciatore da una squadra all’altra, ignorando completamente il mondo di affari che c’è dietro. Uno degli obiettivi de Il Grande Gioco è quello di accentrare l’attenzione del pubblico sul faticoso lavoro dei procuratori. Spesso il loro compito non si ferma alla diplomazia per ottenere vantaggi economici per l’assistito, ma arriva a un vero e proprio ruolo di supporto psicologico. La crescita di un atleta si misura soprattutto dalla forza mentale e in molti casi non è facile per un ragazzo, magari anche molto giovane, essere capace di trovare la giusta serenità. Ecco allora che interviene il procuratore, pronto a toccare i giusti tasti, consapevole che un fallimento significherebbe per lui una grande perdita in termini economici.
Dall’altra parte invece è opportuno considerare che il mondo del calcio è elitario, fatto di reti di conoscenze. Si tratta di un mare aperto in cui conta solamente ottenere risultati e se per farlo bisogna giocare sporco, non sarà di certo un problema.
Da questa serie si può apprendere che la partita, ossia il prodotto finale, è solamente la punta dell’iceberg di un lavoro che parte da giochi nei piani alti. Una riflessione che ci fa comprendere come non tutto ciò che crediamo essere pura realtà lo sia davvero e che ci farà commentare con parole diverse le nuove notizie di calciomercato.
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