Si intitola Il Grande Spiritoil nuovo film di Sergio Rubini da giovedì 9 maggio in tutte le sale italiane.
Il regista, nonché co-protagonista della pellicola, porta sul grande schermo una storia senza filtri che nasce dall’incontro di due personaggi completamente opposti e che si sviluppa su uno sfondo, che da sé, è capace di portare in primo piano una città trasformata e rassegnata.
Tonino (Sergio Rubini) è un malandrino in cerca di riscatto. Durante la sua ultima rapina ha commesso un errore indegno della sua pluriennale esperienza da delinquente; un errore che lo ha condannato alla prigionia ma soprattutto a quanto di più orribile possa capitare a chi vanta un lungo curriculum delinquenziale come il suo: la derisione da parte dei propri compagni di rapina che, affibbiandogli l’appellativo di Barboncino, hanno deciso di mettere fine a una reputazione e a un rispetto che il protagonista ha cercato di ottenere furto dopo furto.
Renato (Rocco Papaleo) è un pellerossa…ma di Taranto. Si presenta agli altri come Cervo Nero, come un nativo americano appartenente alla tribù dei Sioux, come un personaggio che sente e ascolta la voce de Il Grande Spirito.
Vive in una casa fatiscente, all’ultimo piano, a contatto diretto con la terrazza che per lui rappresenta il punto più vicino al cielo. La sua casa è cupa e senza corrente elettrica. A dar colore alle pareti buie vi è una cartina del Canada, Stato in cui Renato vorrebbe vivere. Perché? Perché nel Canada gli yankee non hanno ancora sacrificato le praterie e i bisonti per lasciar posto a un’azienda che ingrigisce l’azzurro del cielo.
Tonino e Renato incarnano valori diversi; il primo, di rapine ne ha fatta una professione, il secondo, come la sua tribù gli ha insegnato, vede l’oro semplicemente come un metallo di colore giallo, niente di più. Sono due personaggi che non avrebbero motivo di trovarsi su una stessa strada ma il Grande Spirito ha deciso diversamente. Renato era stato avvisato: l’Uomo del Destino sarebbe arrivato. Tonino infatti sta sfuggendo dai suoi amici rapinatori; ha deciso di vendicarsi e di approfittare di un momento di distrazione dei suoi compagni per scappare con tutto il bottino appena rapinato ma ha bisogno di protezione e Renato è disposto a dargliela.
Così nasce un legame fra i due personaggi; un legame che si consolida a tal punto che le loro vite si intrecciano e uno diventa il salvatore dell’altro.
“Il grande Spirito è una storia di salvazione – ha dichiarato il regista pugliese – è un film che vuole mettere in luce come spesso gli incontri possano salvare le vite. In un certo senso il film è una favola morale in cui ho voluto anche raccontare un Sud autentico e una Taranto ormai trasformata”.
Eh, sì perché, seppur in primo piano ci siano sempre i volti dei personaggi, non si può non notare, sullo sfondo, quei fumi neri, quelle luci e quei complessi aziendali chiamati Ilva; un’azienda la cui storia permette un parallelismo fra i tarantini e gli indiani d’America, cioè fra due popoli, che hanno dovuto rinunciare a vivere con serenità la bellezza della propria Terra.
Buona visione!
Articolo a cura di Sabrina Scotti
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