Claire è una donna di mezza età, affascinante e passionale, che tenta di ricostruire ciò che resta della sua sfera privata dopo il divorzio. Madre di due figli, professoressa di lettere, ama immergersi nelle pagine di quei poeti che declamano amore e impeti di passione travolgente.
Per sua stessa ammissione, ha bisogno di sentirsi amata carnalmente, che qualcuno la faccia sentire ancora una volta voluta, desiderata, appagata. Per questo si lascia andare a notti di sesso con un giovane architetto, Ludo, il quale non ha intenzione di legarsi sentimentalmente a lei e, in seguito alle pressioni di Claire, mette un punto alla loro relazione, se così può chiamarsi.
Scossa e amareggiata, Claire decide di stalkerare il suo ex tramite Facebook, servendosi del coinquilino di Ludo, Alex (l’attore emergente François Civil). Ma non può farlo ricorrendo al suo profilo, e per questo decide di creare Clara, una ragazza di 25 anni bionda e dall’aria sensuale. Questo principio di catfishing, iniziato come un modo innocente di essere presente nella vita di chi non ci vuole, porterà Claire ad innamorarsi di Alex, ricambiata. O, per meglio dire, Alex ama Clara, non Claire.
Una profonda analisi personale porta Claire ad essere sia vittima che carnefice di questo gioco, diventato interesse, sfociato in perversione. “Come se non mi fosse data l’opportunità di esistere ai suoi occhi.”
La sua fame di amore la porterà a chiedere un aiuto psicologico, che svelerà un’altra storia parallela, intrecciando le vite di Claire, Alex e Clara.
Non è facile accettare l’idea di invecchiare, il volto che cambia e che si arricchisce di tratti nuovi, segni del tempo che diventano via via indelebili. Siamo i principali nemici di noi stessi, e questo Claire lo sa bene, ma il suo masochismo non si ferma a questo. Lei scende a patti con il suo voler amare ancora e crea un alter ego della persona che forse è stata anni fa, cadendo in una spirale di godimento – “facevamo l’amore per telefono” – ma anche di profonda commiserazione – “Come se non mi fosse concesso di esistere ai suoi occhi. Di essere Claire e non Clara. Non c’è peggior rivale di chi non esiste.” – che la porteranno a un bivio: continuare ad essere amati per ciò che non si è, godendo di un astratto sentimento che alterna amore e tormento, oppure ammettere i propri errori, accettando le conseguenze del caso.
Un’eccellente prova d’attrice per Juliette Binoche (premio Oscar per “Il paziente inglese”), la quale veste su di sé le mille sfaccettature di Claire. Le crisi, i tormenti, i sorrisi, la delicatezza di amarsi in solitudine. Gli intensi primi piani sono un caleidoscopio di espressioni cariche di sentimento, il più delle volte evocative di un’amarezza che porta lo spettatore ad immedesimarsi con Juliette/Claire. Il ruolo di vittima e carnefice si mescolano, diventando due facce di una medaglia che nessuno vorrebbe, ma che tutti ci troviamo a possedere come uno scheletro nell’armadio.
Bugie, verità, imbrogli, manipolazione, amore: questi sono gli ingredienti che formano l’intricato labirinto di questa storia. Diretto e sceneggiato da Safy Nebbou, Il mio profilo migliore è tratto dal romanzo Quella che vi pare di Camille Laurens. Lo stesso regista ha affermato quanto egli sia legato a questa storia, per un motivo specifico: “Io stesso sono stato ingannato da una donna sui social network. Una donna dell’età di Claire, che ha finto di essere più giovane, come lei. Questa storia mi è accaduta proprio mentre stavo scrivendo l’adattamento de Il mio profilo migliore. Incredibile, no? Ho parlato con questa “falsa identità” per tre mesi, prima di scoprire l’inganno. Come Claire, anche lei aveva usato una foto di un’altra. Devo dire di essermi ispirato a questa vicenda per scrivere il film, riutilizzando anche qualche “chat” che mi sono scambiato con questa donna.”
Nei cinema italiani dal 17 ottobre.
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