13 minuti di applausi, così, il 23 maggio, è stato accolto il film Il traditore al 72° Festival del Cinema di Cannes. La pellicola, diretta da Marco Bellocchio, racconta la storia di uno dei primi pentiti di mafia Tommaso Buscetta detto il boss dei due mondi. La narrazione non ripercorre tutta la vita di Buscetta, ma si concentra sugli anni ’80 e ’90, dallo scoppio della guerra interna a Cosa nostra al maxiprocesso di Palermo.
Il film si divide in due precisi momenti narrativi. La prima parte, ambientata negli anni ’80, mostra una Palermo, divenuta capitale mondiale dell’eroina, alle soglie della seconda guerra di mafia: da una parte le storiche famiglie mafiose palermitane e dall’altra il clan dei Corleonesi guidato da Totò Riina, desideroso di acquisire sempre più potere. Buscetta percepisce che questa pace formalmente decantata non può durare a lungo e decide quindi di far ritorno in Brasile, evitando così la serie di omicidi che di lì a poco decimeranno la sua famiglia. Buscetta, noto anche con il nome di Don Masino, viene in seguito catturato dalle autorità brasiliane e portato a Roma dopo la richiesta di estradizione da parte dello Stato italiano.
Nella seconda parte della narrazione lo spettatore assiste alla decisione di Buscetta di collaborare con la giustizia, rappresentata dai giudici Vincenzo Geraci e Giovanni Falcone. Proprio a Falcone Buscetta racconta e rivela il meccanismo complesso e fino ad allora oscuro alla base di Cosa nostra. La sua confessione, 487 pagine piene di nomi, cognomi e atrocità commesse, permetterà allo stato di avviare nel 1986 il Maxiprocesso di Palermo che si concluderà l’anno dopo con 346 condanne.
Don Masino ha il volto di Pierfrancesco Favino che ci restituisce un’immagine di un mafioso dandy, freddo e spietato da un lato e amante della bella vita e affascinante dall’altro. Fin dalle prime scene si percepisce la volontà del regista e poi dell’attore di rendere Tommaso Buscetta immediatamente diverso dai suoi simili sia nel modo di vestire, più internazionale e ricercato, sia nel modo di parlare. “Durante la prima scena del film, la festa, io indosso un vestito bianco a differenza di tutti gli altri e questa è una cosa che si nota. Buscetta ci teneva ad avere un fascino internazionale, ci teneva a non parlare siciliano, ma a sporcare il suo parlato – ha raccontato Favino – Il resto della mafia degli anni ’70 era una realtà rurale rispetto a lui. Buscetta aveva una preparazione e uno studio differenti, amava leggere, aveva una memoria straordinaria, era stato a New York, in Argentina e in Brasile prima di tornare in Sicilia, era insomma spavaldo. Ed è stata la spavalderia a farlo diventare quel che è diventato”.
Il Traditore, distribuito da 01 Distribution e prodotto da Rai Cinema, è in tutte le sale cinematografiche italiane a partire da giovedì 23 maggio.
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