Intervista | Conosciamo David Paysden, leader dei Vanarin


Vanarin

Abbiamo chiaccherato un po’ con David Paysden, leader della band Vanarin, dagli inizi di questo percorso al sound vario e in evoluzione, passando per il Coronavirus e con la speranza di un futuro migliore.
Gli altri membri sono: Marco Sciacqua (chitarra, seconde voci), Massimo Mantovani (seconde voci, basso) e Marco Brena (batteria, percussioni).

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Parlarmi della tua band: com’è nata e come nasce il nome Vanarin?

Ci siamo conosciuti tutti a Bergamo. Il gruppo è partito da me e il chitarrista, Marco. Da lì, si sono uniti anche gli altri ragazzi e abbiamo cominciato a lavorare insieme. Il nome Vanarin è nato da un gioco di parole: avevo una lunga lista di possibili nomi e stavo un po’ giocando col suono e con l’immaginario che queste parole messe insieme potevano evocare. Mi è uscito Vanarin e sono andato a vedere se significava qualcosa e, a parte essere un cognome abbastanza comune in Tailandia – ride, ndr – ho visto anche che se andavi a cercare sul dizionario urbano aveva un po’ di significati contrastanti, diversi: gelosia, felicità, tristezza.

Rispecchia molto la vostra musica, un po’ varia, diciamo così

Esattamente! Infatti calza a pennello con quello che siamo noi.
Siamo contenti e ormai ci siamo abituati a questo nome.

Proprio in riferimento alla vostra musica, come mai la scelta di cantare esclusivamente in inglese?

Perché io sono inglese. Nato a Brighton, cresciuto a Manchester, vivo in Italia da una decina di anni, più o meno. Lo scrittore principale delle canzoni sono io, e dato che la mia lingua madre è l’inglese, mi viene naturale scrivere e cantare così.

Quindi hai trovato supporto anche negli altri membri della band?

Sì,  perché comunque siamo partiti nel 2017, quando essere un gruppo che cantava bene in inglese non era fuori tendenza, e con il passare del tempo ho continuato a scrivere e cantare in inglese. Anche perché abbiamo intenzione di espanderci verso un mercato più internazionale. Richiede molto più sacrificio, però ci stiamo lavorando pian piano. Adesso lavoriamo insieme a Dischi Sotterranei e a Rader Concerti che sono entrambe bellissime etichette che lavorano anche con gruppi all’estero, quindi speriamo di uscire verso il panorama internazionale, se non con Ep2, con un futuro album. Abbiamo, o meglio, visto il Coronavirus, dovremmo avere a fine maggio 3 date in Germania, di cui due a Berlino.

Con il Coronavirus, dato che tanti eventi pubblici sono stati rimandati, anche la tua band ne ha risentito?

Sì, avremmo dovuto suonare il 7 marzo a Padova, ma è stato spostato un pochino più in là, il 30 aprile se non sbaglio. Avevamo anche un’altra data a Ferrara, ma si sta organizzando per spostare, perché per ora, questo mese salterà un po’ per tutti. Il Coronavirus sicuramente non andrà via in un mese. Si spera che con il passare del tempo, pian piano, si possa controllare il numero degli ammalati e tornare in tour, a vivere tranquillamente la nostra vita fuori casa.

Visto che al momento hai parecchio tempo libero, stai già scrivendo nuove canzoni?

Siamo già al lavoro da un po’ sul nuovo disco perché ci si mette molto a scrivere, a produrre, arrangiare. E facciamo tutti noi, facciamo tutte le fasi della produzione del disco “in casa”, dato che è un processo abbastanza lungo, ci stiamo portando avanti adesso e stiamo già scrivendo e lavorando a futuri pezzi di questo futuro album.

Il vostro lavoro, essendo molto variegato, attraversa vari generi: elettronica, funky pop e ballad più romantiche. Attraversando queste sonorità complesse, avete difficoltà?

Sai, all’inizio, dal 2017 al 2018, abbiamo avuto un po’ di fatica perché volevamo tutti – i membri del gruppo – metterci tante cose diverse e volevamo cercare di incanalare tutto quello che ci piaceva del vecchio e del nuovo. Cosa interessante, ma difficile da mettere in pratica per far arrivare un messaggio chiaro. Invece con questo Ep2 abbiamo voluto capire i nostri punti forti, sia come gruppo che di ognuno di noi nel gruppo. Infatti quest’ultimo lavoro non è stato difficile per nulla. Anzi, mi pare che ci sia molta coerenza tra i vari brani. Vorremmo andare sempre di più verso questo filone di pop alternativo seguendo le orme dei gruppi che ascoltiamo come Blood Orange, Steve Lacy. Uno che a me piace tantissimo è Tyler, The Creator. Quel filone un po’ americano, un po’ pop alternativo. Quindi vorremmo mantenere questa linea, senza darci delle regole precise, e poi magari evolverci pian piano ma in modo coerente.

Se ti chiedessi “Non riesci a non ascoltare le canzoni di o dei…” cosa mi risponderesti?

Parlo solo per me, non parlo a nome del gruppo. Per me i due gruppi che mi hanno plasmato più di qualsiasi altra cosa, sono i Beatles. Ma anche Micheal Jackson. Loro sono i Re di tutto, per me. Nel moderno, se c’è un artista che ha svoltato il mio modo di vedere la musica, è proprio Tyler the Creator. Non smette mai di stupirmi, specialmente nei suoi lavori recenti. Da Cherry Bomb in poi, mi piacciono un sacco i suoi dischi. È stato uno dei primi ad usare questo look un po’ skater colorato nel mondo dell’hip hop, ma anche uno dei primi a livello musicale a mettere tutte queste cose particolari insieme e applicarle in modo super interessante. Questi tre sono gli artisti che mi hanno plasmato.

Mentre invece, nel panorama italiano?

Il problema per me è che il panorama italiano ha un sound molto specifico.
Un artista italiano che mi ha sempre colpito è Lucio Battisti. Lui è abbastanza particolare, che ha proprio un sound anche internazionale. Anche i Verdena sono un gruppo italiano pazzesco e sicuramente hanno avuto un’influenza su di me. Inoltre, devo dire che, nel mondo moderno, anche Colombre mi piace moltissimo.

Stai già lavorando al tuo prossimo progetto, puoi dirci se sarà una continuazione di EP2? Perché dall’ascolto sembra che ci sia un “to be continued…

Interessante questa cosa. Un po’ come una serie Netflix di cui aspetti la seconda stagione. Allora, da un lato sì, perché l’obiettivo di questo Ep è stato quello di fare una sorta di biglietto da visita così da presentare la nuova sonorità dei Vanarin. Quindi, con questo biglietto da visita, vogliamo anticipare che il nuovo progetto avrà affinità con l’Ep. Non so se sarà proprio una continuazione diretta, ma ci saranno sicuramente dei punti di contatto.

Pronostici sull’uscita del nuovo disco?

È una domanda molto difficile. Sono speranzoso: credo che verso i mesi di settembre – ottobre, possa succedere qualcosa. Magari anche dicembre, come regalo di natale.

Ringraziamo David per la disponibilità, di seguito alcuni link utili:


Davide Romano

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