In occasione dell’uscita del loro ultimo singolo Sereno, abbiamo intervistato Giulia Sarpero, voce del gruppo genovese Crisaore, per farci raccontare qualcosa in più sul loro progetto musicale, sui singoli pubblicati che anticipano il disco presentato l’8 febbraio nel capoluogo ligure, insieme a tanti ospiti.
Innanzitutto, ti chiedo di raccontarmi del vostro progetto. Come mai proprio Crisaore?
Crisaore, nella mitologia greca, è il figlio di Medusa, figura che ritornava sempre nei miei testi, dal momento in cui ho iniziato seriamente a scrivere qualcosa di mio, dopo un passato da cantante. Così, visto che erano già presenti diverse band con il nome di Medusa, ho scelto questo nome per il progetto, anche per la presenza di tante vocali che gli conferisce questo suono così particolare.
Qual è stato il tuo approccio alla musica e da dove è derivata questa necessità di scrittura?
Ho iniziato a cantare che ero davvero molto piccola all’interno del coro del teatro Carlo Felice di Genova, in un ambito di musica classica. Sono sempre stata abituata quindi ad avere le mie parti, ad impararle a memoria per poi presentarle al pubblico. Durante gli anni del liceo ho iniziato ad avere i miei primi gruppi, in cui magari scrivevo qualche testo ma per la melodia mi facevo aiutare da altre persone. Crescendo penso che ognuno di noi abbia la necessità di rendersi autonomo, di scrivere di se stesso: per me questo progetto ha significato questo.
Com’è nata la formazione del vostro gruppo e cosa ha significato per te essere l’unica donna all’interno di un gruppo?
Per me è stata una fortuna incontrare i due Paolo che fanno parte del gruppo, uno dei quali è diventato mio marito. Entrambi facevano parte di un progetto musicale, poi ci siamo uniti per creare questo gruppo e ultimamente abbiamo aggiunto alla nostra formazione una ragazza, Verdiana, alle tastiere, così, insomma, non sono più l’unica donna.
Tengo molto all’argomento della figura femminile all’interno della musica, perchè secondo me c’è ancora molto talento inespresso nel nostro genere.
Grazie anche a mio fratello musicista, mi son sempre trovata da adolescente ad essere la voce di diversi gruppi, e non ho mai sentito questa come una difficoltà o diversità. Ho sempre cercato infatti di portare avanti questa idea del lavorare in gruppo. Infatti, mi ha fatto piacere coinvolgere Verdiana all’interno di Crisaore anche per questo motivo. In realtà, conosco diverse band come noi, come Lo Straniero, che hanno suonato con noi, ma comunque non è così facile trovarle.
Spesso il genere femminile viene identificato come una realtà a se stante, circoscritta a livello di gender, come infatti mi è accaduto leggendo in rete una recensione al nostro singolo dove c’era una accezione alla voce femminile come eterea, come se dovesse cercare le note giuste.
Come mai vi definite un gruppo dream-pop?
Il dream-pop è un genere che in Italia non è molto conosciuto e che presenta un pop con una ricchezza di effetti e synth, annegato in una atmosfera sognante e non così schietto come il pop che ascoltiamo alla radio, ma si mostra un po’ più elegante. Questa è un po’ la caratterizzazione che ci ispira, anche se oramai le etichette di genere stanno strette a tutti; i sintetizzatori e effetti vocali sono una forte componente del gruppo, anche perchè mi divertono molto.
In effetti ascoltando i vostri due singoli Sogno e Sereno mi sono ritrovata all’interno di questa atmosfera anche per quanto riguarda le grafiche, ricche di colori accesi. Mi puoi parlare di questi due singoli?
Sono due brani molto diversi, Sereno è un brano coerente con il disco che uscirà in primavera, per Romolo dischi, dove noi eravamo in una fase molto allegra e ci siamo ritrovati a scrivere questi pezzi in un mood molto gloovy e sognante. Sogno, paradossalmente, è stato scritto in un periodo più impegnativo e ne è uscito un brano allegro, questo perchè, secondo me, la musica ti aiuta a esprimere e ricercare davvero qualcosa che non sai magari nemmeno. Questi pezzi, seppur diversi, si incontrano in questo meccanismo. Sogno è un brano scritto molto da Paolo, ma io mi sono inserita bene all’interno delle strofe; Sereno invece è stato scritto interamente da me come linee melodiche.
Che rapporto avete con la città di Genova, dove sono presenti molti artisti musicisti come gli Ex-Otago o L’ultimodeimieicani?
Genova non è una città semplice, ma quando impari a conoscerla inizi ad apprezzarla tantissimo. Così accade anche con la scena musicale, dove è difficile entrare nel giro, anche se comunque ci si conosce tutti. Per quanto riguarda gli artisti che hai citato, ho conosciuto e lavorato con Lorenzo de L’ultimodeimieicani, perchè l’ho seguito all’inizio della sua carriera come vocal coach. La città di Genova è magnetica, strana e senti la mancanza ogni volta che te ne vai.
C’è un luogo nel quale ti viene più spontaneo scrivere i testi e le melodie?
Nei momenti più negativi, magari la passeggiata sul mare con la musica ti aiuta sempre. I nostri pezzi, però, sono stati pensati in momenti in cui ti ritrovi a camminare verso casa, pensare e tirare le somme della giornata, delle frustrazioni di sbattere la faccia contro la vita da adulti. Non ho uno stile di scrittura molto chiaro, perchè sono molto enigmatica e lavoro per immagini, un po’ come Banana Yoshimoto, perchè non amo esprimere i concetti in maniera diretta. Gli Ex-Otago in questo caso sono bravissimi, Maurizio scrive dei testi semplici ma nella loro semplicità sono particolari. Secondo me però ci devi arrivare con il tempo ad una consapevolezza del genere, che so di non avere ora ma alla quale mi auguro di tendere.
Ringraziamo Giulia per la disponibilità e Conza Press.
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