Si intitola Oltre l’ultimo singolo delle Dianime, gruppo elettro pop al femminile formato dalla cantante Sara Berdinucci, da Cristina Talanca al basso e da Stefania Ferrante alla chitarra.
Abbiamo avuto l’occasione di fare due chiacchiere con Cristina che ci ha raccontato la nascita delle Dianime e i loro progetti futuri.
Come è nata questa band e da dove deriva il nome Dianime?
Questa domanda ce l’hanno fatta diverse volte e io ho sempre risposto che non siamo nate una volta sola, ma più volte perché abbiamo avuto più cambi di formazione, la prima risale comunque al 2014. Quella attuale è praticamente nata da un anno e abbiamo all’attivo due singoli quindi diciamo che è un progetto nuovo anche se ha un trascorso che ci portiamo da un po’. Il nome nasce perché inizialmente avevamo intenzione di creare un progetto più introspettivo e di evidenziare il fatto che noi siamo il frutto della nostra anima e che esprimiamo la nostra essenza attraverso la musica e quindi Dianime significa appunto attraverso l’anima, poi con il passare del tempo il progetto è stato un po’ alleggerito.
Dicevi che vi siete alleggerite anche perché prima eravate in cinque e adesso siete rimaste in tre giusto?
Si adesso siamo rimaste in tre ufficialmente, siamo io, Stefania alla chitarra e Sara alla voce e poi c’è il batterista Vincenzo che ci accompagna nei live, ma che praticamente sta diventando più di un turnista perché con lui si è creato un legame personale di cui siamo molto contente. Però si, ufficialmente siamo noi tre.
Oltre, il vostro ultimo singolo uscito il 20 settembre, di cosa parla e in che relazione è con la fine dell’estate?
Il brano nasce da un’esperienza molto delicata che ha vissuto in prima persona la cantante del gruppo, ma che comunque ha coinvolto anche noi che l’abbiamo accompagnata in questo percorso. Sara ha avuto un incidente abbastanza grave durante l’estate dell’anno scorso, è stata in una clinica immobile, è entrata ad agosto nel pieno dell’estate e ne è uscita a novembre. Oltre nasce proprio da questa nostalgia per qualcosa che non ha potuto vivere e quindi per questo si parla di sogno dell’estate che ci saluta. Però allo stesso tempo nel testo c’è la voglia di uscirne e di viversi di più e quindi settembre ci sembrava indicato perché solitamente è un mese di nuovi inizi e in cui si è un po’ malinconici perché è finita l’estate, però allo stesso tempo c’è una forza particolare e infatti si usa spesso la famosa frase “ne riparliamo a settembre”. Il brano nasce fondamentalmente da questa esperienza ma si può interpretare anche a livello più ampio e ognuno può farlo suo.
Quindi a livello pratico questo brano come è nato? Avete collaborato tutte e tre alla scrittura?
Si allora in realtà la parte strumentale l’aveva giù scritta Stefania da un po’ di tempo ma la teneva nel cassetto, dopodiché Sara ha cantato il testo del brano su questa melodia, testo che all’inizio era lunghissimo e poi abbiamo tagliato. Oltre è una canzone un po’ diversa dalle altre perché ha una parte anche parlata e raccontata, è proprio un raccontarsi, un aprirsi e un mettersi a nudo. Delle canzoni ci sono mille versioni possibili però questa anche se è abbastanza particolare secondo noi è la migliore per questo brano. Abbiamo lavorato alla produzione artistica con i ragazzi di Alti Records che è l’etichetta che adesso ci accompagna in questo percorso e loro ci hanno aiutato a valorizzare il brano. È stato proprio un intrecciarsi di teste e di cuori.
Quanto è difficile essere artisti emergenti oggi nel 2019? E come mai avete scelto di fare musica nonostante le difficoltà?
Intanto la musica per noi non è una scelta ma è una vocazione, è qualcosa di cui noi non possiamo fare a meno perché a livello razionale è molto complicato, noi siamo persone che nella vita lavorano e hanno le loro difficoltà, le loro rogne giornaliere e quotidiane come tutti, poi abbiamo scelto la musica perché per noi è un modo di vivere. La parte complicata non è tanto essere emergenti ma quanto essere emergenti che si auto-producono e fanno tutto da soli perché anche se magari intercetti e capisci un po’ come vanno le cose e cerchi di fare tutto al meglio delle tue possibilità spesso si sente la mancanza di qualcuno che ti spinga.
A proposito dell’autoproduzione, ho letto che i fondi per il vostro disco sono stati in parte raccolti grazie al crowfunding sulla piattaforma Musicraiser, come mai questa scelta e come è andata questa esperienza?
La nostra scelta è più che altro legata alla volontà di entrare a fare parte di un circuito nel senso che Musicraiser, per il suo nome e per tutte le iniziative di cui è protagonista, ci sembrava perfetto come canale per promuoverci al di là del bisogno economico. L’obiettivo principale era più che altro creare una sorta di squadra che ci aiutasse a realizzare qualcosa insieme. Abbiamo insistito molto su questo concetto di fare il disco insieme perché il disco non è nostro ma è di chi lo ascolta effettivamente, se non ci fosse il pubblico ad ascoltarci sarebbe tutto un po’ inutile.
La campagna di raccolta fondi è andata bene e si è creata proprio questa squadra che ci ha sostenuto e supportato, soprattutto un gruppo di fan tra l’Abruzzo e il Molise che ci segue parecchio. Chiaramente la campagna non ha coperto tutte le spese però è stata sicuramente una grossa mano e un segnale del fatto che le persone fossero lì a darci fiducia. I fan hanno, infatti, contribuito senza trovarsi per il momento nulla per le mani perché a causa del cambio di formazione ci siamo fermate per un anno e loro stanno ancora aspettando la loro ricompensa. La parte più importante è sicuramente il fatto che ci hanno dato fiducia.
In generale quali sono i musicisti o i generi musicali da cui traete maggiormente ispirazione?
Ognuno di noi ha degli ascolti molto differenti però abbiamo anche dei punti in comune, io personalmente in questo momento ascolto molto gruppi italiani come La rappresentante di lista perché mi piace questo modo di raccontarsi in maniera quasi nuda e senza troppi fronzoli, mi piace questo loro essere umani nella musica. In passato ho ascoltato metal, dark e ho avuto il mio periodo emo. La chitarrista viene dal grunge e Sara, la cantante, ascolta veramente di tutto. Io ho avuto e ho tutt’ora una fissa per Amy Winehouse che per me ha rappresentato tantissimo ed è stata un personaggio molto importante. Io penso sempre che il fatto di distinguersi riguardi l’essere fuori dal tempo e lei mi piace tantissimo perché è sempre stata una cantante a sé e fuori dalle mode e dalle tendenze.
Quali sono i vostri progetti futuri dopo il singolo?
Noi ci siamo fatte sempre tanti programmi ma poi alla fine succedono sempre situazioni che non sono state pianificate, però abbiamo sicuramente intenzione di chiudere il disco e di pubblicarlo entro l’anno. Sicuramente prima pubblicheremo un altro singolo perché ci sta piacendo l’idea di lavorare ad ogni singolo come fosse un progetto a sé. Anche a livello di video a noi piace utilizzare le immagini come forma d’arte e di racconto quindi anche se creare video più elaborati è un sacrificio in più dal lato economico alla fine ottieni qualcosa di cui sei soddisfatto, infatti il video di Oltre a noi piace tantissimo. Ogni video ha una storia ed è come se ogni canzone avesse la sua protagonista.
Ringraziamo Cristina per la disponibilità, di seguito alcuni link utili.
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