Intervista | Federico Durante: la passione per la musica e per la scrittura mi hanno portato a Billboard


Billboard

Federico Durante, classe ’89, scrittore, musicista e amante dei Red Hot Chili Peppers si racconta e ci regala alcuni aneddoti e consigli legati al mondo della musica e ci spiega quanto Billboard, un’occasione inaspettata, in fondo si sia rivelato il suo sogno nel cassetto.

Su di te non si trovano molte informazioni su internet ma sono riuscita a scoprire che sei diplomato al Classico, sei laureato in Letteratura e hai conseguito un Master in Giornalismo alla Cattolica. Com’è nata la tua passione per la scrittura, che cos’è che ti affascina di questo mondo?

Ad un certo punto della mia vita ho scoperto che sapevo fare più o meno bene due cose: suonare e scrivere decentemente in italiano. Non volendo percorrere la strada del musicista a livello professionale, visto che le opportunità in Italia non sono molto incoraggianti al momento, ho pensato di intraprendere l’altra strada che è quella della scrittura. Sai De Andrè diceva che “tutti scrivono poesie fino ai 18 anni, dopo i 18 continuano a scrivere solo due categorie di persone o i poeti o gli scemi“. Io ho scelto la mia personale via di mezzo fra lo scrittore ed il cretino; ad un certo punto della mia vita ho avuto la fortuna di entrare in Billboard Italia riuscendo ad unire le mie passioni per la scrittura e la musica, pur non considerandomi uno scrittore, facendole cosi diventare la mia professione.

Quindi sei anche un musicista, quale strumento suoni?

Come fanno quasi tutti, ho iniziato da piccolissimo a suonare la chitarra ma per la maggior parte della mia carriera musicale, tra band e vari progetti a cui ho preso parte, ho suonato il basso e sono orgogliosamente bassista. Mi considero prima bassista e poi chitarrista.

Come dicevi, ad un certo punto è arrivato Billboard. Com’è successo? So che hai scritto per qualche anno anche per Radio Deejay, spaziando su argomenti più generali, mentre con Billboard ti sei proprio specializzato nel settore musicale.

Billboard è proprio 100% musica. È successo tutto in maniera molto spontanea nell’estate del 2017, quando ho incontrato per mia grandissima fortuna Andrea Minoia, editore del progetto Billboard in Italia; ci siamo annusati vicendevolmente per un periodo e ci siamo piaciuti. A me attirava l’idea di avere come direttore responsabile del magazine una persona che fosse, oltre un professionista e competente di musica, anche un musicista ma soprattutto che fosse una persona giovane. Per fortuna questo progetto sta andando molto bene, le soddisfazioni che riceviamo sono molto grandi. Sono solo 2 anni che esiste in Italia e siamo riusciti a dargli un’ottima reputazione all’interno dell’industria musicale italiana, cosa non semplicissima da ottenere, quindi andiamo avanti con l’ottica di diventare sempre più grandi.

Billboard, appunto, è arrivato solo nel 2017 in Italia, decisamente in ritardo rispetto a Billboard USA e ad altri competitors. Billboard USA ha aperto circa 30 anni prima rispetto a Rolling Stone, quindi immagino quanto sia grande la tua soddisfazione di far parte di questa azienda sin dalla fase di lancio in Italia.

Certo. Pensa che Billboard è nato alla fine dell’800 negli USA, per la precisione nel 1894 e festeggia quest’anno il 125esimo anniversario, come spazio di inserzione pubblicitaria infatti anche il nome lo ricorda visto che significa cartellone pubblicitario, Negli anni ‘30 comincia piano piano ad occuparsi di musica mentre negli anni ’50 stila le prime classifiche musicali di vendita e da allora che il marchio è diventato ufficialmente legato alla musica. Anche noi della redazione in Italia seguiamo le linee guida essenziali, infatti trattiamo solo argomenti musicali e non scriviamo nulla a riguardo di altre manifestazioni culturali, ad esempio cinema e moda, almeno che queste non abbiano un esplicito richiamo alla musica; a differenza di altri competitors che secondo noi spaziano troppo in altri ambiti focalizzandosi meno sulla musica. Per noi c’era bisogno di una testata dedicata solo alla musica e questo sta venendo apprezzato dall’industria musicale, che spesso ci chiede collaborazioni perché gli addetti ai lavori sanno che possono contare su di noi proprio perché è il nostro esclusivo focus.

Infatti Billboard è l’unica testata partner con la Milano Music Week 2019, come dicevi tu siete stati riconosciuti dall’industria musicale.

Certo, siamo media partner. Infatti con la MMW c’è sempre stato un legame particolare. Noi esordivamo 2 anni fa con il primo numero di Billboard Italia nel novembre 2017, proprio in concomitanza con la prima MMW, si può dire sia un cordone ombelicale che non è mai stato reciso. Dall’anno scorso organizziamo il party di chiusura della settimana, quest’anno cade di domenica 24 novembre, dalle 20.30 allo Spirit De Milan. C’è una fantastica line-up: Alessandra Amoroso, The Kolors, Giordana Angi, Mondo Marcio, i concorrenti di XFactor ed il DJset curato da Andro dei Negramaro. Ci aspettiamo una buona risposta da parte del pubblico.

Chi ti è piaciuto di più intervistare durante la tua carriera?

Questa è una bella domanda, allora ce ne sono alcuni. L’unica leggenda vivente che finora mi è capitato di intervistare è Sting, anche se non è stata l’intervista più stratosferica che io abbia fatto. Le interviste che mi hanno soddisfatto di più, a livello di contenuto e di scambio di idee, sono state con il bassista dei Muse, un oratore fantastico con cui ho conversato per più di 35 minuti sui massimi sistemi del mondo della musica di oggi. Abbiamo divagato tantissimo, è stata a tutti gli effetti una chiacchierata dato che ho anche smesso di seguire la scaletta delle domande.

Un’altra che forse non ci si aspetterebbe da un rockettaro come me è stata con i Backsteet Boys; mi è piaciuta molto come intervista a livello personale, loro hanno rappresentato talmente tanto negli anni ’90 e la mia infanzia, nel momento in cui ho avuto l’opportunità di intervistare Bryan, è stato come rivivere gioiosamente una parte della mia vita. È stata molto bella anche se molto distante da quelli che sono i miei gusti musicali personali. Rispetto tantissimo il tipo di percorso che hanno fatto come rispetto la loro professionalità, sicuramente è stata una grande soddisfazione questa intervista. Mi è poi capitato di fare una cover story per Cypress Hill, uno dei pesi massimi della storia dell’Hip Hop americano, inutile dire che è stata un’esperienza immensa.

Puoi quindi dire che il tuo lavoro ti porta a conoscere nuovi tipi di musica rispetto ai tuoi gusti personali?

Moltissimo, ti permette proprio di imparare. Ti permette di uscire da una tua comfort zone e di conoscere degli artisti che sono delle persone e non extraterrestri come si può pensare di solito, ma si tratta di gente normalissima e la maggior parte delle volte gli artisti più rinomati sono anche quelli più gentili. Direi che è uno degli aspetti più belli del lavoro che faccio.

Come ti prepari prima di un’intervista?

Dipende dall’intervista e dal progetto musicale di cui si tratta. Nel caso di Sting si trattava di un greatest hits cosa che chiaramente offre la possibilità di fare l’intervista più ad ampio respiro, su tutta la sua carriera. Invece su un singolo progetto musicale, come un nuovo album di inediti, per esempio, e dove quindi l’artista sta facendo una promozione dedicata all’album, l’etichetta discografica chiede di non divagare troppo sul passato ma di concentrarsi più sulle cose nuove che ha da dire l’artista, questa è sicuramente una regola da osservare.

Avete quindi delle linee guida da seguire poste appunto dall’etichetta oppure potete andare a braccio?

No, le linee guida sono quelle che il tuo personale buon senso ti impone. La casa discografica non crea grossi vincoli, anche qui è una questione di buon senso. Chiaramente se vuoi fare domande di gossip o di carattere personale molto probabilmente la prossima volta la casa discografica non ti inviterà più a fare l’intervista. Non è che la casa discografica ti dice questo puoi chiederlo mentre questo no, accade in rari casi e con situazioni specifiche. È tutto una questione di sensibilità personale e di essere professionali.

Volevo ritornare sui tuoi gusti musicali, mi hai detto che ascolti musica Rock. Chi ascolti solitamente nel tuo quotidiano?

Nel mio quotidiano ascolto di tutto perché il mio lavoro è composto da segnalazioni di nuovi dischi e di proposte di anteprime, quindi di fatto ascolto un po’ tutti i generi. La mia estrazione musicale è prettamente rock, considera che io ho Jimi Hendrix tatuato sulla mia spalla ed il mio primo amore musicale sono stati i Red Hot Chili Peppers.

Immagino intervisterai Red Hot Chili Peppers presto vero?

Sai che non saprei come potrei affrontare l’intervista? Flea è uno dei miei più grandi idoli musicali e provare ad intervistarlo mantenendo la calma senza fare il fan sfegatato potrebbe risultare difficile, non so come potrebbe essere. Sarebbe comunque una bella sfida, proverei quella sana fifa che ti fa tremare le ginocchia ma che serve sempre per affrontare le grandi cose importanti.

Volevo chiederti una curiosità, io seguo molto i Guns n’ Roses, cosa ne pensi della loro reunion? C’è chi dice sia stano riuniti solo per soldi altri invece perché hanno davvero ritrovato l’armonia fra di loro.

Io ho amato moltissimo i Guns n’ Roses in gioventù, soprattutto in Appetite for Destruction poi li ho persi un po’ dal momento in cui sono iniziate le varie vicissitudini fra i membri del gruppo. Non so se sia una coincidenza ma è un periodo di tante reunion come ad esempio i My Chemical Romance oppure i Rage Against the Machine, quest’ultimi saranno presenti al prossimo Coachella, per cui non le vedo necessariamente come delle operazioni commerciali anche se dipende che significato si attribuisce a “commerciale”. Per rispondere alla domanda direi che sono contento per i fan, i fan che andranno a vederli potranno dire di aver assistito ad un’esperienza indimenticabile. Magari per chi era troppo giovane per vedere i Guns n’ Roses negli anni ’90 adesso ha l’opportunità di vederli per la prima volta, mi sembra una cosa molto bella.

Personalmente non vedo l’ora di vedere i Rage against the Machine, non pretendo un nuovo disco ma mi piacerebbe annunciassero una data qui in Italia, per adesso hanno comunicato giusto una manciata di date negli USA.

Quale consiglio ti senti di dare ai giovani che si vogliono approcciare al mondo musicale come scrittori o musicisti? Visto la difficoltà ad entrare oggi in settori specifici come quello della musica o quello del giornalismo/media.

Il consiglio più sincero ed immediato che mi sento di dare è di, aldilà delle solite banalità come credi in te stesso-sii te stesso, studiare perché è una componente fondamentale. Ad esempio io ho fatto per molti anni studi classico-letterari più un master in giornalismo quindi sicuramente il mio lavoro a Billboard oggi non è arrivato dalla sera alla mattina. Credo che oggi, per distinguersi, non basti più l’ispirazione e la creatività ma ci vuole molto studio. Studiare la musica, la teoria musicale come gli strumenti musicali o come si arrangia un brano è basilare a mio parere. Studiate e spaccherete!

Qual è il tuo prossimo obiettivo? Hai dei progetti in mente che vuoi portare avanti?

I prossimi anni li vedo legati a Billboard. Il mio obiettivo è di far crescere la testata perché noi al momento, anche se portiamo un nome storico, siamo un’azienda di dimensioni medie. Se vogliamo veramente diventare grandi e giocare un ruolo centrale, come noi tutti ci auguriamo, bisogna crescere e lavorare per far sì che questo accada. Il mio obiettivo è di far bene il mio lavoro e contribuire alla crescita aziendale. Poi a livello personale parlando di passione, mi piacerebbe fare tante cose, per Billboard ad esempio abbiamo dei progetti legati al mondo radiofonico che mi piacerebbe tantissimo implementare. Però sì fare in modo che Billboard da giovane di belle speranze diventi un adulto con un futuro certo e stabile è la mia priorità al momento.

Ringraziamo Federico Durante per la disponibilità, di seguito alcuni link utili:


Serena Vineis

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