Daniele Folcarelli, in arte Folcast, è uno dei 6 finalisti di Sanremo Giovani, selezionati per le nuove proposte della 71esima edizione del Festival della Canzone Italiana. Lo abbiamo intervistato per potervi raccontare tutto ciò che c’è da sapere sul suo progetto.
Ciao Daniele! Innanzitutto complimenti per la selezione, ma soprattutto per la tua musica. Ti va di raccontarci come è nato Folcast?
Grazie, davvero! Ho iniziato a scrivere canzoni quando ero al conservatorio. Vivevo quell’ambiente come se fossi a scuola, dato che la classe era compatta e si respirava davvero un bel clima. Sono stato fortunato, perchè ho avuto degli incontri musicali molto importanti: con il mio insegnante, Stefano Scatozza e con il mio amico Massimo Ricciardi, che ha suonato il basso in Quess [primo album pubblicato dall’artista n.d.r.]. Sono stati loro a spronarmi e stimolarmi maggiormente.
Mentre frequentavo il conservatorio ho iniziato il progetto e mi sono diplomato suonando proprio assieme alla band, con la quale ho poi registrato il primo EP, Folcast e successivamente il primo album (Stefano Mazzucca – batteria, Massimo – basso, Andrea Fusacchia – sax e piano). Da lì ho lavorato in maniera sempre più professionale. Devo dire che sta andando bene, se non altro perchè la musica riesce sempre a darmi grandi soddisfazioni. Ma mi auguro di crescere sempre più!
Ho ascoltato i tuoi primi lavori ed è impossibile non apprezzare l’evoluzione musicale fatta di ricerca e commistione tra tanti generi e stili. I ritmi funkeggianti, un cantato che schizza tra rap e soul, testi densi, pungenti e divertenti, ma leggeri come stornelli.
A che punto quell’intensità giovane e caotica che ascoltiamo in Cafù o Quess, lascia il posto al volto più maturo e profondo di Scopriti? É cambiato qualcosa nella scrittura?
Sicuramente il modo di srivere i testi, così come quello di lavorare all’armonia, è cambiato molto nel tempo, ma il filo conduttore è sempre lo stesso: seguire il mio stato emotivo. Fare musica è il modo che ho per raccontare ciò che provo e le emozioni che vivo. Non saprei dire se sono maturato, forse si. Alcune esperienze, come aver letto dei libri in più, aver ascoltato nuovi dischi o incontrato nuove persone, portano a sviluppare differenti prospettive, quindi magari cambia anche il modo di scrivere. Mi è piaciuto l’aggettivo che hai usato, perchè sono così: caotico, sarcastico ed ironico, a volte anche troppo – i miei amici te lo potrebbero confermare. Ma c’è sempre stato un equilibrio tra tutto questo ed il mio essere più serio. Scopriti infatti è nata alcuni anni fa, in un momento di particolare particolare introspezione. Così come ho scritto Cafu, in un periodo di transizione. Non so se sia una regola, più profondo è il momento che vivo, più mi viene bene il pezzo. Per me la scrittura non è mai un banale esercizio di stile.
Com’è nata la collaborazione con Tommaso Colliva e cosa ha comportato?
Lavorare alla composizione assieme ad un produttore esperto come Tommaso Colliva, è stata un’esperienza incredibile. Devo dire che ho avuto una fortuna assurda a conoscerlo. A marzo del 2020, grazie al mio manager Davide D’Aquino, sono stato nel suo studio e gli ho fatto ascoltare i miei pezzi, lui era preso bene e da lì abbiamo iniziato a produrre. Sono maturato e cresciuto tantissimo grazie a questa collaborazione, sia nella composizione che negli arrangiamenti. Ma già quando Frank Peex curò la produzione musicale di Cafu, ci fu un punto di svolta, perchè quando lavori con gli altri, per forza di cose la tua musica cambia. Chiaramente è necessario comprendere quale direzione si vuole dare al progetto, ma quando c’è comunione di intenti, il brano migliora esponenzialmente.
In un periodo difficile come questo, anche il mondo della musica e dello spettacolo vive una pagina drammatica. Cosa significa per un musicista emergente, partecipare all’evento televisivo più importante per la musica italiana – un sogno per tantissimi – senza la prospettiva di concerti ed esibizioni live?
Di per sé Sanremo è una grande opportunità, ma soprattutto in questo periodo, in cui tutto il settore dello spettacolo è praticamente fermo, questa possibilità acquista tantissimo valore. Siamo privilegiati e quindi cercherò di viverlo con massimo rispetto e grande gioia. Credo che la partecipazione sia pienamente meritata, perchè ci abbiamo lavorato tantissimo e stiamo continuando a lavorare tantissimo. Sicuramente non avere la possibilità di sfogare questa adrenalina sui palchi, è una mancanza. Spero davvero di recuperare: mi preme ritornare a suonare live con la nuova band.
Cosa ti aspetti dal Festival?
La TV non è un mondo che mi affascina e devo essere sincero, ho iniziato da pochi anni a seguire il Festival di Sanremo. Però riconosco l’importanza che ha per la gente che fa musica e per la canzone italiana. La mia intenzione è quella di fare la “mia figura”. Voglio godermela, so che non sarà facile. Ma voglio godermi il momento, arrivare carico e fare un’esibizione degna. Sono soddisfatto per le esibizioni che ci sono state, ma ogni esibizione è a sé e la voce è uno strumento imprevedibile, quindi non bisogna mai dare nulla per scontato. Giocare e partecipare sono già una vittoria… però, già che ci siamo, la sparo grossa: voglio vincerlo! Ma quel che davvero mi interessa e mi intriga è ciò che arriverà dopo.
E noi, ti facciamo i nostri migliori auguri, per un futuro pieno di soddisfazioni musicali!
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