Si chiamano Geller, come il personaggio di Friends, Valerio Piperata e Dario Gambioli, il duo indie-elettronico di Roma che lo scorso 28 febbraio ha pubblicato il suo quarto inedito Sprite. Li abbiamo intervistati per scoprire di più sulle loro origini, sul loro sound e sui loro progetti futuri.
Il vostro nome è un omaggio a Ross Geller, uno dei protagonisti della serie televisiva Friends. Qual è il motivo, se c’è, di questa scelta? Come mai proprio il saputello della serie e non altri?
Ross è in assoluto il personaggio preferito di entrambi, perché anche noi siamo un po’ così come è lui. Ci piaceva molto anche Chandler, altro protagonista di Friends, ma non suonava bene per il nome di un duo musicale.
A proposito di serie, vi considerate anche voi vittime di Netflix e degli altri servizi di streaming? Se sì, c’è una serie che vi è piaciuta particolarmente e che consigliereste, ed una che invece mettereste in pausa?
Sì, ci capita quotidianamente di guardare serie TV. Rispetto a quello che hai chiesto, partiamo subito da quella che metteremmo in pausa: diciamo Baby, serie televisiva italiana ispirata alle vicende delle baby squillo dei Parioli, e Suburra 2, in cui, a parer nostro, risulta tutto molto approssimativo. Di quelle invece da consigliare ovviamente Breaking Bad
Dico “mettere in pausa” non a caso, perchè il vostro primo brano si intitola proprio Pausa. C’è una storia personale dietro questa canzone o vi siete lasciati ispirare da storie che qualcuno vi ha raccontato?
(Valerio) Sì, è una vicenda personale. Anche qui vi è un riferimento alla serie televisiva Friends, quando Ross tradisce Rachel e, per giustificarsi, continua a ripetersi, puntata dopo puntata, “eravamo in pausa!” (“we are on break, we are on a break!”).
A me è successa la stessa cosa, e così è uscito il testo della canzone
I servizi di streaming musicale, ma anche la critica e il pubblico, vi fanno ricadere nel genere indie-elettronico. Per quanto riguarda le vostre origini, attitudini, ma anche ispirazioni, vi sentite più vicini al mondo dell’indie e del cantautorato, o pensate invece di appartenere al mondo della musica elettronica?
Diciamo entrambe le cose. Il nostro progetto parte dai testi, dunque dal genere cantautorale, però vi è una parte musicale, a cui noi prestiamo molta attenzione e che è poco da cantautorato perchè risulta prettamente elettronica. Tutti e due gli elementi ricalcano bene il progetto.
Come cantautorato siamo stati ispirati ovviamente da tutti gli artisti più storici, senza banali citazioni. Invece per quanto riguarda la musica elettronica un nome per cui siamo andati particolarmente “in fissa” è Alan Walker
Voi venite da Roma e avete raccontato più volte di amare la Prenestina (quartiere rionale periferico di Roma). Questo affetto nei confronti delle periferie romane vi accomuna ad un’altra realtà musicale, quella del TruceKlan e di Noyz Narcos, che spesso la citano nelle loro canzoni. Cosa ne pensate della periferia, della comunità che vi nasce e degli artisti come quelli che ho appena citato?
La periferia, almeno quella romana, è ancora un discorso molto associativo. Roma è rionale, vi è uno stretto rapporto tra gli abitanti dello stesso rione o quartiere, anche se oggi è ormai più una questione di costume che una situazione vissuta al cento per cento; Centocelle conta 600.000 abitanti, quindi potete immaginare cosa intendo. Da un lato, forse, è meglio così, poiché questi quartieri erano collegati alla criminalità ed ora lì stanno modernizzando donandogli una nuova vita. Comunque la realtà rionale, un po’ romantica, ci è sempre molto piaciuta. Noyz Narcos, secondo noi, due anni fa ha pubblicato uno degli album più belli in Italia. Rispettiamo moltissimo Noyz e il Truceklan, rappresentano Roma e hanno lasciato un segno. Noi però siamo un po’ fuori dalla cultura hip-hop e rap, non ci appartiene molto anche se il nostro rispetto nei confronti di quel mondo è massimo. I ragazzi del Truceklan hanno rappresentato realtà, musicali e non, rare per quanto riguarda il panorama italiano.
Sprite è il vostro ultimo singolo, uscito il 28 febbraio. Il titolo del brano mi ha ricordato una frase presente in Bancomat di Sfera Ebbasta: “Sfera Ebbasta ha ucciso il rap, con la Sprite e l’autotune. Si lo so che un pò ti scazza, perché non lo hai fatto tu.” Tralasciando il significato che il rapper dà al termine, cosa rappresenta per voi la Sprite? E’ anche per voi un richiamo come nel caso di Sfera Ebbasta?
Sì, di sicuro la Sprite è un ottimo brand di questi tempi. Proprio per questo ci siamo divertiti e abbiamo giocato molto con i riferimenti. Onestamente non è lo stesso richiamo di Sfera Ebbasta, però ci sono vari rimandi dietro l’immagine della bibita. Sprite, di quelli usciti fino ad ora, è il pezzo più leggero, goliardico, che abbiamo prodotto; è il brano che ascolti quando esci la sera e vuoi fare festa, quando si può tutto ma non c’è bisogno di niente
Bomba a Mano invece sembra una canzone meno leggera e più riflessiva. Che dite di questo pezzo?
Il parallelismo con Sprite ci sta, perché Sprite è la canzone che metti per fare festa e sfasciarti mentre Bomba a Mano è il pezzo che ascolti il giorno dopo, completamente distrutto dalla serata precedente. Bomba A Mano parla di quei momenti lì, del panico e dell’ansia, un po’ come quando il lavandino si svuota: ti senti tirato giù, come uno dei tanti stati d’animo scritti nelle nostre canzoni… È un po’ come, scomodando Leopardi, la sera del dì di festa.
Cosa dobbiamo aspettarci dai Geller dopo Sprite?
La cosa più rilevante è che adesso parte il nostro tour, e veniamo pure a Milano al Rocket il 26 marzo. Poi altre date ancora e molto altro ancora, ma non facciamo spoiler!
Intervista a cura di Edoardo Clerici e Antonio La Mancusa
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