Durante il Festival di Sanremo abbiamo intervistato Giulio Nenna, autore e produttore del brano La ragazza con il cuore di latta scritto insieme ad Andrea Debernardi, Giuseppe Colonnelli e ad Irama che l’ha portato sul palco dell’Ariston.
Prima di entrare nel merito del Festival di Sanremo, dato che segui molti cantanti emergenti, quali sono secondo te gli ingredienti fondamentali per la prima canzone di un artista?
Domanda bella e difficile. Sicuramente per me il primo ingrediente deve essere la verità. Un artista che vuole fare musica pop deve essere pronto e capace di mettersi in gioco raccontando la propria storia in maniera onesta e sincera perché è la cosa più difficile da fare probabilmente. Noi veniamo da anni, soprattutto gli anni 90, durante cui è stata promossa un tipo di espressione più complessa e poetica mentre oggi ci troviamo in una realtà dove la comunicazione è serrante e quindi forse il modo più efficace per comunicare è parlare in maniera semplice, vera e concreta. Dal punto di vista musicale è invece importante sapere cosa ti sta succedendo attorno in merito alle sonorità perché la musica pop è si una musica che segue le mode, ma dall’altro lato è fondamentale riuscire a trovare un elemento che sappia contraddistinguerti. Quindi non è facile, però c’è un motivo per cui solo uno su un milione emerge no?
In questo caso quale è l’elemento che contraddistingue Irama?
In primo luogo proprio la verità. Quando l’ho conosciuto la prima volta ha cominciato a scrivere cose che, nonostante abbiamo una differenza di età di quasi 10 anni, mi hanno subito avvicinato sia come uomo che come artista. Ad esempio nel testo di Cosa resterà, brano che abbiamo portato sempre qui a Sanremo nel 2016, Irama non ha paura di dimostrare le sue debolezze e fragilità e anche i suoi vizi. Inoltre Filippo è una persona molto molto determinata e decisa e ha anche un grande spirito di sacrificio, secondo elemento molto importante oltre alla verità perchè se vuoi fare questo lavoro devi accettare anche di dormire due ore a notte e di lavorare il sabato e la domenica. Essere disposti a dire la propria verità e farlo con determinazione sono qualità che l’hanno da subito contraddistinto secondo me.
Come sono le dinamiche nella scrittura di un brano tra te e Irama?
Solitamente andiamo in posti un po’ isolati perché è il modo migliore per raccogliere le idee, ci sediamo ad un tavolo con una birra o un bicchiere di vino e raccontiamo storie che ci hanno colpito, senza strumenti, senza musica e senza niente. Parliamo come parlerebbero due amici e due persone che si vogliono bene di quello che li ha colpiti, come accadeva nei famosi dialoghi, anche un po’ nel senso più antico del termine. Nel momento in cui una di queste storie ci scatena un’emozione io preparo una musica e Filippo inizia a scrivere un testo. In questo percorso ci sono poi chiaramente degli scambi nel senso che io posso dargli un suggerimento sul testo e lui può darmi un suggerimento sulla melodia. La scrittura di musica e testo procede in parallelo fino a che non raggiungiamo un provino che ci soddisfa.
A proposito della scrittura una cosa che ci ha colpito, sia in questa canzone che portate a Sanremo, La ragazza con il cuore di latta, sia in altre canzoni come ad esempio Che vuoi che sia è la capacità che avete di rendere vostra, sia con il testo e la musica che poi con l’interpretazione di Irama, una storia raccontata da un’altra persona. Come ci riuscite?
La storia raccontata in Che vuoi che sia, ma anche quella di Linda, La ragazza con il cuore di latta, sono storie che ci hanno sfiorato e in cui in un certo modo siamo riusciti ad entrare. La cosa bella di fare cantautorato e di scrivere è anche quella di poter dare voce a situazioni che è difficile affrontare e di conseguenza anche raccontare. Scrivendo Che vuoi che sia che racconta di una ragazza malata di leucemia che è mancata, ci siamo resi conto di quante persone in realtà vivono la stessa condizione senza che la loro storia venga narrata o rappresentata. Ne La ragazza con il cuore di latta parliamo invece di un abuso sessuale che è un argomento difficile e rischioso da affrontare perché c’è sempre chi è pronto a dirti che l’hai trattato in maniera sbagliata o non delicata, oppure che sei un paraculo. Noi però non ci poniamo proprio il problema perché partiamo da una storia vera, la affrontiamo in maniera sincera e sappiamo così di fare la cosa giusta. Poi devo dire che Filippo quando scrive testi come questi riesce in maniera virtuosa a raccontare la situazione senza mai mostrati troppo il brutto e senza mai esagerare. È lì al limite ma riesce sempre a regalarti un’immagine senza mai spiattellarti particolari fastidiosi e per me questa è una cosa molto importante.
La ragazza con il cuore di latta affronta la tematica della violenza sulle donne. Quanto è importante secondo te che anche gli artisti più giovani come Irama scrivano e cantino di queste tematiche e le portino su un palco come quello dell’Ariston?
Secondo me è fondamentale tanto più che siamo in un momento in cui si parla soprattutto, almeno ascoltando le classifiche, di donne, spinelli, canne e soldi, non che io abbia nulla contro queste tematiche però trovo molto facile interfacciarsi con un pubblico giovane parlando di questo, mentre è molto più difficile farlo trattando argomenti difficili però secondo me più importanti. Sono però convinto che quando si crea a livello artistico e quest’arte scaturisce in qualcosa di bello poi arriva a tutti. Ad esempio La Pietà di Michelangelo che la veda un indiano, un contadino o un professore di filosofia, chiunque riconosce in quella scultura una bellezza, arriva a chiunque. E la bellezza è il modo di comunicare più universale di tutti e quando è la musica ad essere bella allora si raggiunge veramente qualsiasi individuo. Noi speriamo quindi di riuscire a raggiungere le persone e a dare loro un piccolo esempio, non parlando di noi in prima persona ma raccontando delle storie vere perché quando una storia vera ti arriva e la capisci forse ci pensi e quando ci pensi è già un buon inizio.
Come è nata l’idea di portare sul palco un coro Gospel?
Questa, confesso, è stata un’idea di Irama, io all’inizio mi sono opposto molto e gli ho detto: “Filo ma non c’entra niente, cioè non è un pezzo che suona Gospel ma proprio per niente. Il ritornello si è un po’ soul e internazionale come melodia, però non mi torna“. Lui allora mi ha detto: “Io ho in mente una cosa, questo ritornello deve essere una preghiera è per questo che ho bisogno di un coro Gospel“. Allora la parola preghiera mi ha fatto un po’ aprire la testa e ho trovato il modo di inserirlo, secondo me in maniera efficace, con l’aiuto del coro di Harlem. L’arrangiamento vocale l’ho fatto insieme a loro che sono probabilmente i più bravi. Alla fine sono contento del risultato finale perché, nonostante il pezzo sia un brano pop italiano, l’ingrediente Gospel non stona, anzi aggiunge qualcosa in più.
Come mai avete pensato a Noemi come artista per il duetto? Lo inciderete?
Ancora non sappiamo se lo incideremo ma in ogni caso il duetto è nato per due motivi: il primo è stato quello dell’impegno che Noemi ha da anni in manifestazioni riguardanti queste tematiche legate alle donne. Lei è una ragazza molto spontanea, molto bella e molto vera, che è sempre in prima linea e non si fa problemi di nessun tipo. Il secondo criterio è la sua vocalità, come ti dicevo questo ritornello ha dei sapori un po’ soul e internazionali e quindi abbiamo pensato che la sua voce fosse perfetta per l’inciso e lei ha accettato subito.
Quali sono gli aspetti che preferisci del tuo lavoro di autore, produttore e musicista e quali invece hai dovuto accettare e con cui hai imparato a convivere?
Quelli che preferisco sono la possibilità di conoscere delle persone a fondo per lavoro. Molti pensano che il produttore sia solo quello che crea le basi, facciamo si anche quelle ma secondo me la cosa più importante del nostro lavoro è riuscire a tirare fuori dall’artista quello che è lui veramente. Per poterlo fare è necessario andare a fondo, capire, rassicurare e fortificare quegli ingredienti che sono i più caratteristici e che spesso l’artista percepisce come le sue debolezze. Questo succede anche a livello umano, facciamo sempre fatica a tirare fuori le nostre particolarità perché ci schierano in un certo modo, ci espongono. Questo è l’aspetto del mio lavoro che mi piace di più, quello che invece mi piace di meno è che ovviamente in un lavoro così ti devi confrontare con mille dinamiche che sono esterne alla musica, devi avere le spalle grosse per affrontarle, per proteggere i tuoi artisti e per riuscire a creare uno scudo che faccia arrivare in primis la musica e non tutto il resto che può andare dal gossip, alle parti più contrattualistiche o politiche. Tutto questo però fa parte del gioco.
Progetti futuri?
Il 28 febbraio ripartirà il Giovani per sempre tour con Irama. Inoltre adesso sto lavorando con altri artisti emergenti perché è la mia passione e penso che oggi manchi un po’ la figura del talent scout, rimangono solamente i talent che però hanno dei criteri un po’ diversi dal mio secondo me. Il criterio per me fondamentale non è trovare un figo che sia un ottimo interprete, ma trovare una persona che sappia scrivere delle belle canzoni. Adesso sto lavorando con Epicoco che è un ragazzo salentino, Silvia Adelaide e Francesca Sarasso e poi forse, questa è una cosa ancora da confermare, a breve farò un evento in Sicilia di cui non posso ancora dirvi nulla ma sarà una cosa molto grossa.
Ringraziamo Giulio Nenna per la disponibilità, di seguito vi lasciamo il video de La ragazza con il cuore di latta.
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