L’Esercito di Terracotta e il Primo Imperatore della Cina

Intervista a Fabio Di Gioia, curatore della mostra che rimarrà alla Fabbrica del Vapore fino al 9 febbraio


Esercito di Terracotta Milano

Dall’8 novembre 2019 al 9 febbraio 2020 il piazzale della Fabbrica del Vapore a Milano ospita la mostra l’Esercito di Terracotta e il Primo Imperatore della Cina. I visitatori potranno osservare da vicino più di 300 riproduzioni tra statue, carri, armi e oggetti scoperti nella necropoli del Primo Imperatore cinese. Abbiamo fatto due chiacchiere con Fabio Di Gioia, curatore della mostra, per conoscere la storia di questo esercito e approfondire il dietro le quinte di questa imperdibile mostra.

Prima di entrare nel merito di questa mostra su l’Esercito di Terracotta volevo chiederti di cosa ti occupi in quanto curatore di mostre e in che cosa consiste il tuo lavoro.

Io definisco il curatore il primo visitatore della mostra cioè colui che ha della mostra una visione di come dovrebbe essere allestita, spiegata oppure tradotta per il nostro pubblico se si tratta per esempio di una mostra che viene dall’estero. Il curatore ha il senso di quello che la mostra può dare al visitatore e quindi deve essere l’architetto di quello che poi il visitatore vero e proprio vedrà. In un certo senso è il visitatore numero uno, io infatti acquisto sempre il primo biglietto delle mostre che organizzo e di cui sono curatore perchè cerco di mettermi nell’ottica di quelli che dovranno vederla e nei panni di coloro che la visiteranno. Non sono panni semplici perché una mostra può essere molto bella ma mal spiegata e mal illuminata oppure priva di un chiaro collegamento tra alcune opere che sono esposte. Una mostra non deve essere un fatto ermetico ma un completamento del sapere sia storico che artistico.

Quindi le informazioni contenute nella mostra devono essere fornite in modo tale che siano accessibili a tutti, bambini e adulti.

Esatto, le informazioni devono essere accessibile a tutti e lì ci sono vari strumenti che vanno dalla guida vera e propria in carne ed ossa, ai vari strumenti tecnologici che conosciamo, ma la scelta del linguaggio è fondamentale, cosa dire e cosa non dire, non dire troppo perché poi la concentrazione dopo un po’ è fisiologico che cali e non si può stiracchiare all’infinito la pazienza del visitatore solo perché una cosa è ritenuta da me interessante. Ci deve essere un equilibrio tra la parte testuale scritta e la parte che si vede e di cui si fruisce con gli altri sensi, quindi è un ambiente che deve conservare sicuramente la magia di quello che presenta, deve entrare nel cuore, nei sentimenti e nelle emozioni del visitatore.

Riguardo a questa mostra ci puoi raccontare brevemente la storia dell’Esercito di Terracotta?

Parliamo di una scoperta fatta nel 74 in particolare da un contadino di nome Yang Zhifa che, scavando con altri due contadini per cercare pozzi e acqua, si è imbattuto in alcune cavità e in frammenti di terracotta. Inizialmente sembrava solo un piccolo ritrovamento, invece poi questi contadini hanno iniziato a vendere quello che trovavano, la voce si è diffusa, le autorità sono intervenute, hanno scavato e capito che c’era qualcosa di veramente straordinario. Sotto il suolo di Xi’an, per un’estensione di circa 50 chilometri quadrati c’è una grande necropoli, questo era un fatto già noto a tutti, quello che non era noto è che il primo imperatore della Cina Qin Shi Huang aveva coltivato un sogno folle: farsi seppellire con un intero esercito per la vita dopo la morte a cui lui voleva arrivare preparato. Le conquiste militari erano il fiore all’occhiello del suo impero e il suo esercito gli ha consentito di vincere molte battaglie, di unificare i territori, di adottare delle strategie molto moderne uniformando la moneta e le unità di misura, di controllare tutta la macchina amministrativa e quindi regnare pienamente. L’esercito è stato costruito da non meno di 70.000 operai, artigiani potremmo dire, che creavano i pezzi da assemblare come la parte inferiore delle gambe, il busto, le braccia eccetera. Poi i singoli soldati venivano rifiniti, tant’è che la particolarità dell’esercito terracotta è che i volti delle circa ottomila statue che sono state ritrovate scavando sono tutti diversi tra loro perché venivano rifiniti all’ultimo momento a mano e questo creava la diversità. L’altra particolarità è che i soldati erano colorati. Col il tempo il pigmento si è perso e sbriciolato e sulla terracotta sono rimaste solo delle tracce della colorazione. Questa mostra ricostruisce fedelmente quello che è il sito archeologico quindi quello che noi non potremmo vedere se non andando a Xi’an, facendo un viaggio impegnativo e soprattutto vedendole da lontano. Qui le possiamo vedere da vicino.

Come sono state ottenute le riproduzioni contenute nella mostra?

Queste riproduzioni sono state ottenute attraverso i calchi che sono stati fatti per il restauro delle sculture originali. Molte di queste ottomila statue quando sono stata trovate erano sbriciolate e a pezzi come la mostra racconta anche con immagini fotografiche e quindi questi calchi poi sono serviti per fare quelle nuove, quelle che in qualche maniera continuano la tradizione artigiana di Xi’an con l’impiego delle stesse argille, con lo stesso risultato e lo stesso effetto straordinario da vedere. Le riproduzioni sono assolutamente non dissimili da quelle originali che costituiscono l’Esercito di Terracotta e che invece sono in Cina e non viaggiano. Solo qualche statua ha viaggiato in occasione di visite ufficiali e in altri casi assolutamente eccezionali. Vedere questa installazione monumentale con oltre 200 sculture, osservare la riproduzione della fossa numero uno che è quella che in Cina si visita dall’alto e ricostruire tutto questo significa anche raccontare una storia straordinaria ovvero quella della nascita della Cina come la conosciamo oggi, con la cultura, con le tradizioni, con il suo primo impero fondato da Qin Shi Huang.

Prima nominavi le luci e la cosa che mi ha colpito visitando la mostra è proprio questa attenzione e scelta di usare un ambiente abbastanza buio con le luci poi puntate sulle opere che man mano si incontrano nelle diverse sale.

La scelta delle luci deve contribuire a creare quel senso di magia e di sacralità che si deve all’arte perché questo esercito non è solo una curiosità o un fatto storico ma è arte. Ognuna di queste sculture è un pezzo straordinario. Trattandosi di un esercito completo si va dal fante armato all’arciere, ci sono le carrozze, gli ufficiali e tutto quello che è possibile incontrare in un esercito. Si scoprono anche le tecniche che venivano utilizzate nei combattimenti e come mai un esercito di questo tipo avesse una tale supremazia militare. Quindi le luci ci riportano e ci fanno concentrare bene su questi dettagli, ci fanno apprezzare meglio la qualità del lavoro che è stato fatto.

Questa scelta si ripropone poi anche nell’ultima sala dove con un gioco di luci e con una voce registrata vengono spiegati ai visitatori i ruoli dei singoli membri dell’esercito.

Si, abbiamo ricreato una sala multimediale nella quale si rivive o si vive per chi non l’ha mai visto prima, l’emozione della visita a Xi’an e alla fossa numero uno ricostruita in un decimo delle sue dimensioni reali quindi comunque molto grande. L’uso della multimedialità consente di spiegare al pubblico che cosa si sta vedendo e con un gioco di luci illuminare i dettagli e i particolari delle figure di cui si sta parlando.

C’è un motivo per cui è stata scelta proprio Milano come città per ospitare questa mostra?

Milano è una città in genere molto sensibile all’arte e alle culture e quindi era giusto che la mostra venisse esposta qui. Milano è una città che vive e convive con la cultura cinese, ha una comunità cinese molto molto ampia che in questa città ha le sue strutture, ha le sue scuole, il suo modo di vivere, i suoi negozi, il suo commercio eccetera. Questa mostra è un ponte culturale: da un lato abbiamo visto che c’è tanto interesse da parte dei milanesi perché obiettivamente la mostra è bella, non perché l’abbiamo portata noi, ma perché è magnifica la storia ed è magnifico l’Esercito di Terracotta; dall’altro, i membri della comunità cinese invece di adottare un atteggiamento se vogliamo un po’ snob nei confronti di una mostra che non è come andare in Cina, sono venuti a vederla e sono orgogliosi del fatto che questa mostra sia proprio qui a Milano.

Ci sono state delle difficoltà nell’allestimento della mostra?

La prima è il fatto che per ospitare le sculture e riprodurre un sito archeologico che è all’esterno ed è coperto da una grossa tensostruttura che sovrasta e illumina tutto, abbiamo dovuto allestire una struttura di quasi duemila metri quadri consona a poterle ospitare. Serviva quindi un piazzale, uno spazio grande, senza colonne, libero, senza intervalli e senza sale e salette e alla fine abbiamo scelto il piazzale della Fabbrica del Vapore.

Vuoi dire qualcosa o dare qualche consiglio a coloro che andranno a visitare la mostra?

Semplicemente di non perderla perchè vediamo che il pubblico che esce dalla mostra è contento e soddisfatto di averla vista e soprattutto ha raggiunto un livello di maturazione culturale nei confronti di una civiltà così importante come è stata quella cinese che altrimenti non potrebbe avere. È una visita anche spettacolare e indicata per qualsiasi età, anche le scuole hanno un’occasione irripetibile di fare un approfondimento e di scoprire tanto sull’Oriente.

Ringraziamo Fabio Di Gioia per la disponibilità e vi lasciamo di seguito il link per acquistare i biglietti della mostra:


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