Matrix Resurrections è il quarto e, per ora, ultimo capitolo della serie firmata Lana Wachowski, questa volta senza la sorella Lily. Senza girarci troppo attorno: il film non è un granché. E lo dico con il cuore spezzato, perché avrei sinceramente desiderato un quarto Matrix all’altezza della trilogia originale. Ma purtroppo così non è stato. Non è tutto da buttare, intendiamoci, ma diverse cose faranno sicuramente storcere il naso a molti spettatori.
Meta-film
Partiamo da uno degli aspetti più curiosi di questo quarto episodio: il suo aspetto meta-cinematografico. Che voglio dire?
Durante tutto il film Neo sarà afflitto da strani ricordi e non riuscirà a capire se si trova nella vera realtà o in un altro Matrix. Specialmente durante la prima metà della pellicola, la regista Lana Wachowski userà proprio il protagonista per raccontare la propria esperienza con la serie “Matrix”, un’opera così ingombrante da aver occupato la parte più importante della sua vita, rendendole a volte difficile distinguere ciò che è lavoro da ciò che non lo è.
Verrà anche spiegato perché sia stato realizzato questo sequel di Matrix, ma non posso scendere nei dettagli per non rovinare la sorpresa a chi lo vorrà guardare.
Deja-vú
Il film si poggia sugli stessi presupposti del primo, ne ricalca la struttura e addirittura alcune scene ioniche. L’idea è carina, ma quella che è stata messa in atto è un’operazione di fan service decisamente fuori misura. Passino le citazioni a scene celebri, ma il fatto che ogni due minuti ci sia un frame o uno spezzone di uno dei precedenti film non è proprio il massimo. Avessi voluto vedere un “best of” sarei andato su Youtube.
Anche le location sono in molti casi simili all’originale, così come costumi e atmosfere in generale. Insomma, il 90% del film sa di già visto e, perché no, di prevedibile.
Il cast di Matrix 4
Keanu Reeves e Carrie-Anne Moss non hanno perso la sintonia, glielo si deve riconoscere. Nonostante siano palesemente invecchiati entrambi, riescono ancora a picchiare orde di nemici senza troppi problemi… Quando ne hanno voglia.
I combattimenti infatti sono ben fatti, anche se i protagonisti picchieranno ben poco e la maggior parte delle risse saranno tra personaggi secondari e antagonisti totalmente dimenticabili.
Qui emerge un altro grande problema del film: i cattivi. Se prima c’era l‘agente Smith ora c’è… Beh, niente spoiler, ma vi posso garantire che il nuovo villain non è assolutamente all’altezza del suo predecessore.
E Morpheus? La sua nuova versione porta una ventata di colore a questo film cupo. I suoi outfit colorati spezzano la monotonia del nero e il suo continuo tentativo di imitare goffamente il suo predecessore lo rende, a suo modo, divertente. Certo, non è niente di che in confronto al personaggio interpretato da Lawrence Fishbourne, ma meglio di niente.
Gli effetti speciali
Come detto in precedenza, il film vive di citazioni ai film passati. Anche troppo.
Il primo Matrix ha portato nel mondo della fantascienza una ventata d’aria fresca grazie ad effetti speciali (all’epoca) mozzafiato; da questo nuovo capitolo mi sarei aspettato altrettanto.
Quello che viene fatto in realtà è semplicemente riproporre gli stessi effetti di vent’anni fa sotto una veste grafica leggermente migliorata (ma nemmeno troppo), non portando nemmeno una novità consistente. E questa è stata forse una tra le più grandi delusioni.
Che dire, Matrix Resurrections è un film realizzato “perché si doveva rispolverare la saga“, e non perché ci fosse effettivamente qualcosa di nuovo da raccontare. Leggendo su internet sembra che la critica internazionale sia discretamente entusiasta di questa pellicola… Forse hanno ragione loro, ma il mio cuore resta spezzato per quest’occasione (a mio parere) sprecata.
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