Scoccate le ore tre italiane, circa le ore ventuno a Toronto, il fischio di inizio di Golden State Warriors e Toronto Raptors ha dato il via alle Finals NBA 2018/2019.
Era ormai un lontano 13 aprile quando l’unica squadra canadese presente nel campionato di basketball più eccelso e spettacolare al mondo, i Toronto Raptors, ha disputato la prima partita dei playoffs contro gli Orlando Magic, venendo sconfitta 104 a 101. Ed è proprio da qui che la squadra, che si proponeva per il titolo seppur lontana da queste aspettative, è arrivata a giocare la prima partita di Finals come vincitrice della lega sulla “costa est” americana contro i Golden State Warrior, vincitori di quella ad ovest.
Lo stupore e l’aspettativa di Toronto non sembra terminare, poiché la scorsa notte la partita è terminata 118 a 109 a sfavore dei pluricampioni californiani Golden State Warriors.
L’All Star Team dei Golden State Warriors
La squadra californiana proveniente dall’ottava città della penisola americana Oakland, ha affrontato un percorso non troppo facile: destabilizzati dagli infortuni di Kevin Durant, Most Valuable Player delle Finals da due anni, e DeMarcus Cousin, ultimo acquisto della franchigia per completare quello che sembra, ed è, un “All Star Team”, uno dei più forti mai proposti nella storia dell’NBA. Nonostante le difficoltà, l’infinito e sempre più leader di questo team Stephen Curry, l’intramontabile e mai silenzioso Draymond Green, il forse troppo silenzioso Klay Thompson e il loro incredibile coach Steve Kerr hanno condotto al meglio la squadra verso queste Finals contro Toronto, affrontando battaglie dure, come quelle contro gli Houston Rockets del “barba” James Harden e Chris Paul, e battaglie più leggere come quelle contro Portland, capitanata dal fantastico Damian Lillard, ormai distrutto dall’incredibile sfida contro i Denver Nuggets di Nicola Jokic terminata in gara 7.
Altro membro importantissimo del team è stato Andre Iguodala, protagonista nel reparto difensivo contro gli Houston Rockets, quando ha neutralizzato gli attacchi della squadra texana e ha finalizzato al meglio le occasioni in attacco.
L’ennesima prova, che metterà ulteriormente in difficoltà il “Big Team” californiano, arriverà però dopo questa notte, poiché lo statunitense, tanto caro alla squadra nelle partite precedenti, è stato costretto ad alzare bandiera bianca a 115 secondi dal termine. La paura è che la diagnosi costringa il n°9 Warriors a fermarsi, anche se Steve Kerr ai microfoni dei cronisti nel post-partita ha rassicurato tutti: “penso che sia ok, avremo ulteriori aggiornamenti nel corso della prossima mattinata”.
Il trionfo dei Toronto Raptors
D’altro canto i Toronto Raptors hanno disputato un’ottima partita, applicando un’ottima difesa, e allo stesso modo proponendosi con grande qualità in fase offensiva. Quest’anno la squadra canadese, con la trade che ha portato DeMar DeRosan ai San Antonio Spurs, ha acquistato Kawhi Leonard, che non ha lasciato al meglio l’ambiente di San Antonio, ma non ha deluso le enormi aspettative cestistiche che gli competono.
Con una media di 30.7 punti e 8.8 rimbalzi, ha trascinato Toronto verso queste meritate Finals per la prima volta nella storia, e ha permesso alla squadra di trionfare nella East Conference. Vittoria assai difficile, ma che ha visto la firma del fenomeno Kawhi Leonard, contro l’onnipotenza del dio greco, di origine nigeriana, Giannis Antetokoumpo l’ormai futuro MVP della regular season di quest’anno.
Partendo inizialmente da un parziale di 2 – 0 per la squadra del greco, i Milwaukee Bucks, i canadesi di Leonard hanno ribaltato il risultato per 4 – 2, compiendo una magica impresa e facendo trionfare i Raptors.
Non è, però, il solo elemento che ha permesso al team il proseguo del cammino nei playoff; tanti i motivi, e su tutti un ragazzo di 2,08 m, proveniente dal Cameroon, “Spicy P”, più comunemente conosciuto come Pascal Siakam.
Il ragazzo ha disputato delle ottime prestazioni in questi playoffs, coronando con ieri sera una trafila di ottimi risultati, che hanno portato la squadra al successo contro Golden State, con 32 punti e 8 rimbalzi, mettendo a segno undici canestri di fila e destabilizzando, non poco, la difesa avversaria.
NBA Finals, è solo l’inizio …
Cosa ci aspetterà dunque? Una gara che sembrava avere già dei vincitori e che non toglie comunque le aspettative iniziali, ma che dona e regala allo sport ancora una volta un’impossibilità di definire prima ciò che accadrà poi in campo. Nonostante queste aspettative, favoreggianti la squadra di Oakland, che vincerebbe il quarto anello con questo fantastico team, vi è un ulteriore punto a favore della squadra rivale, che partita dopo partita sembra rivelare sempre di più delle carte nascoste. Questa non è troppo nascosta, ma è dovuta al grandissimo lavoro operato quest’anno dal team canadese, che grazie alle 58 vittorie in regular season (una in più degli attuali rivali) ha in suo favore il fattore campo che gli permetterà di disputare le gare 1 e 2, e le eventuali 5 e 7, in casa.
Che vinca il migliore, e che non lascino, come sempre ci hanno abituato, gli spettatori troppo sicuri delle aspettative che quest’anno, e negli ultimi quattro anni, si sono venute a creare.
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