Quello che tu non vedi, il teen drama su Amazon Prime


words on bathroom wall

La psiche e i suoi correlati sono tematiche molto importanti, spesso trattate nei film, ma la psicologia non è semplice e, soprattutto, è importante parlarne nel modo adatto. Sono molte le pellicole che tentano di affrontare questi temi, spesso in modo romanzato e adolescenziale. Un titolo appartenente a questa categoria di teen drama, recentemente rilasciato da noi su Amazon Prime il 15 marzo, è Words on bathroom wall, in italiano intitolato Quello che tu non vedi. Il film prende spunto dall’omonimo romanzo di Julia Walton ed è diretto da Thor Freudhental. Una chicca è la partecipazione, nel ruolo di Padre Patrick, di Andy García (sì: il Vincent Mancini, de Il padrino – parte III).

Quello che tu non vedi (Words on bathroom wall, 2020)

Il protagonista della storia è un giovane ragazzino americano, biondo e con gli occhi azzurri, che sta frequentando il suo ultimo anno di scuola. Adam, interpretato da Charlie Plummer, è un adolescente qualunque. La sua vita cambia quando il padre abbandona lui e la madre. Questa sventura gli permette però di scoprire la sua grande passione: la cucina. La vita della famiglia si complica ulteriormente quando Adam capisce che c’è “qualcosa che non va” e dopo qualche accertamento gli viene diagnosticata la schizofrenia.

Il termine schizofrenia deriva dal tedesco schizophrenie, composto da: schizo– dal greco σχιζο ‘separare/scindere’ e –phrenie dal greco “ϕρενία” che significa mente. Ossia “mente scissa“, inteso come separata dalla realtà. Le persone affette da schizofrenia possono, nel loro percorso di vita, avere a che fare con diversi sintomi che, quando si manifestano, interferiscono col loro interfacciarsi con il mondo che le circonda. Infatti, la schizofrenia può compromettere, ad esempio, l’apprendimento, le emozioni e/o le capacità percettive.

Tra nuove conoscenze, cambiamenti, medici e quant’altro Adam incontra Maya (Taylor Russell). Una coetanea, intelligente e spigliata, che lo aiuterà a studiare e a prendere in mano la sua situazione scolastica (e non solo…).

Adam e Maya in una scena del film

Non è un film “idilliaco”, spoiler: alla fine nessuno scopre la cura magica per la schizofrenia. Una nota negativa c’è ed è da rimarcare: in questa pellicola gli aspetti prettamente psicologici sono messi in sordina. E, talvolta, sembra che lo stesso Adam non veda di buon occhio gli specialisti. Questo, personalmente, non mi è piaciuto perché può veicolare il solito messaggio (sbagliato!) che psicologi/psichiatri siano “inutili” e non “veri medici”. Trattandosi di un film non dal carattere accademico ma adolescenziale-drammatico, è normale che sia usato un registro più “leggero”. Il rischio però è quello di far passare l’idea sbagliata. È comunque apprezzabile che venga dato il punto di vista del ragazzo senza troppi filtri, quindi probabilmente traspare il fatto che lui si senta totalmente incompreso da chiunque lo circondi (specialisti compresi).

I messaggi sottostanti questo Teen Drama

Il messaggio più volte rimarcato dal giovane Adam e da sua madre è: lui non è la schizofrenia. Talvolta, soprattutto da fuori, si fatica a comprendere il vissuto di chi è affetto da questi disturbi. Non bisogna assimilare le caratteristiche della patologia a quelle della persona. Persona, che ha molto altro da dire, da dare e da sperimentare che semplicemente esser definita con una singola parola medica. Nel corso di questo teen drama vediamo Adam interfacciarsi prima di tutto col bullismo e con le prese in giro dei compagni. Questi ultimi certamente non comprendono e non vogliono vedere oltre a questa nuova diagnosi. Non mancano gli appellativi denigratori nei suoi confronti, come “camicia di forza”. La situazione non è delle più semplici, Adam non nasconde le difficoltà e i problemi che deve affrontare (tra farmaci, voci insistenti e incubi ricorrenti).

Ma Adam e la sua storia, riescono forse a sottolineare un concetto importante: i disturbi psicologici vanno affrontati. Non bisogna ridurre questi problemi a semplici “etichette”, che portano a vederli in modo semplificatorio e/o stigmatizzante. Si deve comprendere che, come quando ci si rompe una gamba e si va dall’ortopedico, così andando dallo psicologo ci si prende cura della propria mente e di se stessi. Adam, grazie anche all’aiuto e sostegno della sua famiglia, pian piano (attenzione, spoiler!) trova il suo spazio e il suo equilibrio.

L’idea alla base del film (avvicinare più persone a questa tematica?) è certamente buona, bisogna però ricordare che si tratta di un teen drama (e non di un film divulgativo) che romanticizza molto la questione, peccando un poco di superficialità talvolta. Tuttavia, rispetto ad altre pellicole è riguardevole il fatto che mostri come Adam sia un ragazzo come tanti, che viene emarginato senza un motivo, se non per pura ignoranza. La stigmatizzazione onnipresente verso i problemi legati alla psiche un giorno finirà, ma è ancora lontano questo traguardo, quindi ben vengano i film che ne parlano. (Ricordando sempre che per conoscere qualcosa è importante approfondire e non fermarsi alla superficie).


Sara Garnieri

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