Ridurre le emissioni di monossido di carbonio è una delle più importanti sfide che la società di oggi deve essere in grado di affrontare. L’Università Bicocca in collaborazione con l’Università di California a Santa Barbara e Irvine ha scoperto come sia sufficiente un atomo di platino per ridurre le emissioni.
Facciamo un passo indietro. Cos’è il platino e perché viene utilizzato?
Il platino è un metallo nobile che appartiene al gruppo dei platinoidi, assieme ad altri elementi come palladio e rodio. Tutti questi metalli hanno proprietà simili e, in particolare, il platino è quello di maggior interesse economico. Ciò che lo rende unico è la sua proprietà catalitica, ovvero la sua capacità di decomporre i gas di scarico della automobili riducendone l’impatto ambientale.
Il platino è molto raro in natura, si estrae quasi esclusivamente in Sudafrica e questo causa prezzi molto elevati. Le marmitte catalitiche utilizzano il platino già da diversi anni ma, per risparmiare, è necessario ridurne la quantità impiegata senza comprometterne le proprietà.
La ricerca è stata svolta tramite tecniche all’avanguardia che hanno permesso la creazione di catalizzatori con singoli atomi di platino posti su un substrato inerte. Questo riduce notevolmente i costi di produzione, aprendo il mercato a nuove tecnologie anti-inquinamento.
«Un catalizzatore basato su singoli atomi di platino è in grado di ottenere ottime prestazioni– spiega Gianfranco Pacchioni, il docente di Chimica responsabile del progetto – Un riscontro importante, visto che in un grammo di platino ci sono circa ben 10²¹ atomi, un numero enorme».
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