Roberto Benigni, in un Ariston dal look tutto nuovo, apre le danze della 73esima edizione del festival di Sanremo. Una delle prime grandi novità di quest’anno? La presenza di Sergio nazionale, nonchè il Presidente della Repubblica Italiana.
Benigni inizia il suo monologo con un piccolo rimando storico alla genesi del Festival di Sanremo. Vi siete mai chiesti com’è nato il festival più chiaccherato del nostro paese? Tutto è partito dall’idea (lungimirante) di un fioraio che, per rilanciare il commercio dei fiori nella sua cittadina ligure, si è inventato un piccolo grande escamotage che potesse in qualche modo incentivare la vendita dei fiori.
73 anni dopo, Sanremo rimane il periodo dell’anno migliore per celebrare la regina delle arti: la musica.
Roberto la definisce come un “lusso innocente“, ma attenzione però a non lasciarvi ingannare, perchè se è vero che a volte può essere leggera, “se ti entra dentro… ti lacera”, o almeno così sostiene il caro Benigni.
A livello di emozioni, pensieri e sentimenti la musica potrà senz’altro esasperare, ma niente paura: non ci può essere nulla di cattivo dove ci sta lei. Il monologo di Roberto Benigni però non si limita qui. Durante la serata di martedì 7 febbraio ci tiene particolarmente a ricordare un anniversario: 75 anni fa entrava in vigore la nostra Costituzione. Cosa c’entra con Sanremo? Ci fanno entrambi sognare e guardare il futuro con audacia.
Prima di concludere, l’artista ricorda un articolo in particolare della Costituzione italiana:
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure […]
Art. 21 Costituzione
Per Roberto Benigni questo articolo ha dello straordinario in quanto è il pilastro di tutte le libertà dell’uomo. Perchè? Vi chiederete. L’articolo 21 della Costituzione svincola ogni cittadino italiano da uno dei limiti più brutti che un essere umano può avere: l’obbligo di aver paura.
Cos’altro scrivere se non lunga vita alla libertà di pensiero (e a Roberto Benigni).
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