Savage X Fenty | Rihanna: musica, moda e inclusività


Rihanna copertina di Savage X Fenty

Il 2 ottobre è stato rilasciato lo spettacolo di Rihanna sulla piattaforma di Amazon Prime in occasione della settimana della moda di New York, per presentare la sfilata del suo marchio Savage X Fenty di lingerie.

La scaletta dello spettacolo

Non si è trattato però di una semplice “sfilata” di modelle altissime e abiti sofisticati, Rihanna ha voluto fare qualcosa di diverso, non solo per adattarsi alle dinamiche della pandemia globale ma anche per portare avanti un messaggio importante dedicato alla body positive. e all’inclusività.

Innanzitutto, lo show si è svolto a porte chiuse ed è stato ripreso per poi esser riprodotto e distribuito in streaming da Amazon. Dopo l’ingresso sul palco dei primi protagonisti, tra cui la famosissima Cara Delevigne, è arrivata Rosalía, cantante di origini spagnole che ha intonato una sua hit e ballato insieme agli altri presenti sulla scena. Qui sotto potete trovare il link ufficiale della playlist dello show.

Successivamente, insieme a persone di ogni genere, si sono alternati corpi di ogni corporatura, statura e colore. Non è stato dato spazio a alcuna differenza. Rihanna ha voluto portare sul palco la libertà. Non ha aderito a nessuno standard di bellezza specifico e riduttivo, li ha esplorati e cercato di rappresentarli tutti. Ha cercato di portare la bellezza della normalità e della diversità, l’unicità nella sua veste più pura. Tra balli, canzoni e sfilate lo spettacolo è iniziato.

Dopo i primi 15 minuti di spettacolo si è vista entrare al centro della scena Rihanna che ha iniziato a scrivere su un diario e raccontare come ha ideato la collezione. Oltre all’artista sono stati intervistati altri suoi collaboratori e personaggi.

Sulla passerella però le sorprese non sono finite, successivamente infatti hanno sfilato: Bella Hadid, l’attrice Demi Moore e l’intramontabile Irina Shayk in un completo rosa shocking. Poi Lizzo ha fatto impazzire tutti gli spettatori (virtuali) indossando un intimo di un blu elettrico iper-acceso con movenze sensuali. Energia pura: è lei il simbolo della body-positive per eccellenza. Tra gli altri artisti che si sono alternati durante lo show ci sono: Ella May con Dj Mustard e Roddy Rich, Bad Bunny poi Miguel (accompagnato sul palco dalla moglie).

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Verso metà spettacolo è entrata in scena Rihanna, con un coup de théâtre. Un fiore sboccia lentamente e lei ne fuoriesce, leggiadra, come per magia, indossando un set di lingerie adornato da una stola decorata con orchidee in tre dimensioni. In seguito sono salite sulla passerella: l’icona Paris Hilton (ovviamente in rosa) e la figlia di Will Smith, la “piccola” Willow (ormai diciannovenne). Tra cambi di scena, più futuristici, o naturali, o industrial e pezzi di lingerie più o meno romantici, sensuali o “fuori dalla norma” lo show culmina con l’esibizione del cantante Travis Scott (accompagnato da Young Thug).

Le idee e il messaggio di Rihanna

La rappresentazione di moda di Rihanna colpisce molto per lo spettacolo realizzato (i capi potete vederli a questo link). L’innovazione della cantante è di aver finalmente portato su una passerella di moda corpi che solitamente non vedremmo (come cercò di fare anche l’anno scorso). Ha cercato (e ci è riuscita) di spezzare i soliti schemi, tabù e stereotipi delle case di moda. La sua parola chiave è inclusività. Questa sfilata ha urlato al mondo: guardate che non esiste solo quella rappresentazione corporea.

Il mondo è bello perché è vario no? Dunque, perché presentare solo una singola sua forma e non tutte? Nel loro unico e inimitabile splendore, anche con dei difetti. Soprattutto con dei difetti, a cui ormai non siamo più abituati grazie a Photoshop e ai ritocchi vari.

La difficile questione della riappropriazione del corpo

Questa sfilata è importante per le donne. Ma anche per gli uomini e tutte le identità di genere possibili. ll genere femminile però è più frequentemente vittima di un fenomeno: l’oggettivazione sessuale. Questa è data dalla continua sessualizzazione dei corpi femminili. Perpetrata dalle rappresentazioni proposte dai mass media, dai social network e dall’ideologia che vede la donna come mero strumento per soddisfare piaceri e pensieri altrui. Si riduce a un oggetto, con specifiche funzioni, facendo una sorta di sineddoche: prendendo e dando peso solo a una sua parte, non citando il “tutto”. Questo causa nelle donne anche un’auto-oggettivazione. Di conseguenza le stesse si sentono sminuite e inadeguate se non riescono a raggiungere gli standard estetici socialmente proposti perché ritengono di non essere “mai abbastanza” (per ulteriori informazioni su questi fenomeni si consigliano letture come: Psicosociologia del Maschilismo, C. Volpato, 2013 o il seguente articolo riassuntivo).

Sembra quindi che Rihanna, portando sul palco la sua collezione di lingerie, abbia voluto dire anche che le donne si vogliono riprendere il loro corpo. Sono sexy e sfacciate sulla passerella, sanno di esser viste, ma qui sono padrone della loro fisicità. Non sono rappresentate come un mero “pezzo di carne” ma come persone intere e vive, forti nella loro presenza scenica.

In un’intervista rilasciata precedentemente riguardo alla sua sfilata-concerto ha dichiarato: Pensiamo sempre a quelle donne che non si sono mai sentite sexy nel modo in cui vuole e si aspetta la società”. Questo è ciò a cui pensa mentre crea i suoi pezzi d’abbigliamento.

Nello spettacolo, invece, emerge una citazione, di Rihanna: “Sfoggiare sessualità è diventato qualcosa di estremamente profondo per me. La sessualità bella e autentica ha molte forme diverse. Per me significa sentirmi libera di indossare ciò che voglio. Come lo voglio. Per me soltanto e per nessun altro. La sessualità è personale.”

Un altro brand di moda che cerca di portare avanti messaggi positivi è certamente Gucci, guidato dal designer Alessandro Michele (basta ricordare lo “scandalo” recente innescato dalle loro scelte di modelle “fuori dagli schemi“). Ci auspichiamo che molti più brand e singoli comunicatori, sia online che offline, in futuro prendano davvero spunto da questa ondata di inclusività.


Sara Garnieri

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