Dista quattro anni l’ultima fatica del regista Silvio Soldini, Il colore nascosto delle cose, valso a Valeria Golino una candidatura per il David di Donatello, ma il tempo ha valorizzato l’attesa. La pellicola 3/19, nelle sale italiane dall’11 novembre, vede la coproduzione di Lumière & Co. e Vision Distribution.
Sotto la guida del regista milanese Silvio Soldini, Kasia Smutniak si trasforma in Camilla, una milanese che nel capoluogo definirebbero imbruttita, con la smania del lavoro, la quale una sera piovosa si fa protagonista di un incidente. Non realizza l’avvenimento fino a che le giunge la notizia della morte di uno delle altre persone coinvolte, un immigrato clandestino senza documenti. La quotidianità di Camilla viene turbata dall’obiettivo di scoprire chi fosse quel ragazzo di cui si incolpa la morte. Inizia così un viaggio emotivo in cui l’angoscia predomina.
Lo spettatore vive l’inquietudine fino agli ultimi minuti della pellicola. Kasia, reduce dalla serie televisiva Domina, riesce perfettamente nell’impresa di trasmettere la densità dell’ansia. La figura di una donna in carriera asettica, incapace di provare emozioni al di fuori dell’ambizione, che accidentalmente rotta torna a provare sensazioni assopite, come un amore con un impiegato dell’obitorio, interpretato da un’ineccepibile Francesco Colella.
Dare un nome al ragazzo morto è solo il pretesto per una ricerca delle domande che tutti ci poniamo. La felicità, il senso della vita, il destino, il caso, tutti protagonisti velati dalla trama. Di sfondo, anche il tema dell’indifferenza verso i meno fortunati. Le scene girate nelle mense per i poveri o che presentano lo sfruttamento degli immigrati ricordano che chiunque ha una storia, delle persone a cui vuole bene, delle emozioni.
Non di certo un film da andare a vedere con i bambini. Radio Bicocca lo consiglia a chi vuole riflettere e sentirsi mosso nel profondo.
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