The Report, la verità conta

Scott Z. Burns e Adam Driver portano sul grande schermo la storia di Dan Jones e del suo rapporto sulla tortura


The Report

Se anche a voi è capitato di vedere il poster di The Report ancora prima di aver guardato il trailer o letto la trama di questo film, vi sarete probabilmente chiesti quale parola si nasconde dietro la riga rossa che separa articolo e nome. La parola è tortura. The Torture Report ovvero inchiesta sulle torture operate dalla CIA su 119 detenuti arrestati dopo l’11 settembre.

Il film racconta la vera storia di Daniel J. Jones (Adam Driver), un portaborse del Senato americano che per bene sette anni ha lavorato ad un rapporto sulla tortura commisionatogli da un gruppo di senatori democratici capitanati da Dianne Feinstein (Annette Bening). 525 pagine frutto di una lunga e meticolosa indagine e riassunto di un fascicolo di quasi 7mila pagine ad oggi ancora secretate. Cercando tra i 6,3 milioni di documenti fornitigli dalla CIA, Dan Jones verrà a conoscenza del programma elaborato dagli psicologi James Mitchell e Bruce Jessen per estorcere informazioni ai detenuti riguardo a futuri attentati terroristici.

Adam Driver (Daniel J. Jones) e Annette Bening (Dianne Feinstein) in una scena del film.

Durante gli interrogatori condotti dai due psicologi incaricati dalla CIA, i prigionieri venivano sottoposti a diverse forme di violenza tra cui waterboarding (simulazione di annegamento), acqua gelata e poi bollente, incatenamenti, musica heavy metal ad alto volume e privazione del sonno.

L’inchiesta condotta da Jones ha dimostrato che nessuna delle cosiddette tecniche di interrogatorio potenziato utilizzate ha permesso di ottenere alcun tipo di informazione valida a prevenire attentati terroristici o a dimostrarne la responsabilità. Nel 2015 è stato, quindi, approvato l’emendamento McCain-Feinstein per prevenire l’uso della tortura o altre forme di abuso sui detenuti.

La parola nascosta da una riga rossa nel titolo vuole rimandare alle numerose modifiche e cancellature effettuate dai vertici della CIA nel tentativo di arginare la portata dell’inchiesta di Jones. Ad oggi i nomi delle persone coinvolte nella creazione del programma di tortura rimangono ancora secretati e, anzi, molto di loro hanno poi ottenuto incarichi di prestigio all’interno dell’agenzia americana.

Il tema principale di questo film è la responsabilità quindi è importante per il pubblico capire che qui c’è stata una vittoria grazie al lavoro di Dan e del Senato e che grazie a loro una legge, conosciuta come emendamento McCain – Feinstein, è stata varata perché la CIA non potesse più fare quello che avevano fatto – ha raccontato il regista Scott Z. Burns in un’intervista – Eppure d’altra parte è vero che né le persone che hanno creato quel programma né la leadership della CIA sono stati incriminati per questo. Mi piacciono i film che si chiudono con una certa ambiguità perché sfidano il pubblico a uscire dalla sala e a riflettere se il film abbia un lieto fine oppure no“.

Scott Z. Burns ha deciso di raccontare questa complessa vicenda basata su un documento molto tecnico procedendo per sottrazione: nessun riferimento alla vita privata del protagonista e ambienti ridotti al minimo. Il lavoro di Dan Jones viene raccontato dal seminterrato di un edificio della CIA in Virginia, dalle stanze della tortura sparse in tutto il mondo oppure dagli uffici dell’intelligence americana e del Senato. Tutti ambienti chiusi scelti appositamente per catturare l’isolamento di una persona, chiusa in una stanza e decisa a portare a termine il suo lavoro.

The Report, prodotto da Steven Soderbergh, sarà proiettato nelle sale cinematografiche italiane solo il 18, 19 e 20 novembre per poi approdare sulla piattaforma Amazon Prime Video a partire dal 29 novembre.


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