The Social Dilemma, il docudramma americano diretto da Jeff Orlowski, che racconta il funzionamento dei social e loro influenza sul nostro comportamento, è uno dei titoli più discussi del momento.
Il pubblico sembra essere diviso tra chi lo ha trovato illuminante e chi grossolanamente banale. Ed è ironico pensare che l’estrema polarizzazione delle opinioni espresse su argomenti anche futili (come il gradimento per questo film) sia uno dei temi che caratterizza il “Dilemma”.
Prima di prendere una posizione, proviamo a fornirvi qualche informazione in più.
Perchè googlando la stessa frase ciascuno di noi trova risultati assai diversi? Come vengono usati i nostri dati? Possiamo ancora parlare di privacy? Come fa l’algoritmo a prevedere le nostre decisioni e a mostrarci i contenuti che ci tengono incollati allo schermo?
Queste sono solo alcune delle domande alle quali il documentario prova a dare una risposta. Per farlo si avvale delle testimonianze dei “pentiti di Silicon Valley“: ingegneri informatici, esperti di neuromarketinkg, web designer, ex dipendenti e personaggi di spicco dei colossi che hanno operato la rivoluzione digitale degli ultimi 15 anni, preoccupati dalle ingenti implicazioni etiche del proprio lavoro.
A queste interviste-confessioni si alternano scene recitate che mostrano le giornate tipo di una famiglia americana, evidenziando il ruolo centrale che smartphone e applicazioni rivestono nella vita dei più giovani. L’espediente narrativo con cui viene raccontato il processo dell’Algoritmo, che analizza i nostri avatar e li manipola, come se fosse un’equipe di intelligence, è assai suggestivo, a tratti inquietante.
Lo stile adottato aiuta a seguire il processo ai social network con un coinvolgimento progressivo. Il ritmo conduce ad un climax ascendente degno di un thriller d’autore, capace di tenere lo spettatore con il fiato sospeso per tutti e 93 i minuti. Per tutto il tempo non fai che spalancare la mascella e dirti “tutto questo è davvero assurdo!”, aspettando impaziente un finale che possa darti una prospettiva meno distopica e sensazionalistica.
Mark Zuckerberg e altri addetti ai lavori, comprensibilmente turbati dalle potenziali conseguenze dei dilemmi etici presentati sull’uso dei social networks, non sono gli unici ad aver espresso un giudizio negativo nei confronti di questa produzione. C’è chi sostiene che certe tematiche siano state trattate con superficialità, forzature ed esagerazioni, facendo leva sul timore degli spettatori, allo scopo di suscitare notevole interesse nell’opinione pubblica. E a dispetto di un incipit che lascia credere che saranno rivelate informazioni segrete o sorprendenti, l’esperto di etica del design web Tristan Harris e gli altri protagonisti delle interviste, racconteranno fenomeni che in questi ultimi anni sono sotto gli occhi di tutti, divenendo oggetto di ricerca psicologica, etica e sociale.
Non ci si può aspettare che un film, destinato ad un pubblico così vasto, esaurisca un argomento così complesso e delicato. E crediamo che lo scopo non sia né didattico né enciclopedico. Al contrario, l’obiettivo è quello di mettere in discussione, alzare un polverone ed instillare il dubbio: portare al centro del dibattito pubblico “il Dilemma”, non le risposte e neanche spiegazioni solide.
Visto sotto quest’ottica, riteniamo che The Social Dilemma sia un docudrama riuscitissimo, scorrevole ed avvincente. Vale la pena di essere guardato con spirito critico e propositivo.
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