Alfonso Cuarón è un regista di mondi: partito dal Messico, dove è nato e cresciuto, in Y tu mamá también (2001), ha dato forma e colore ad un futuro distopico prossimo all’estinzione del genere umano ne I figli degli uomini (2006) ed ha varcato i confini della Terra per esplorare le meraviglie e le insidie dello spazio in Gravity (2013). Alla sua quarta presenza alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, Cuarón porta sul grande schermo un frammento della sua infanzia; Roma è l’intimo racconto di un anno difficile per una famiglia borghese nella Città del Messico degli anni Settanta.
A quasi cinquant’anni di distanza, il regista cattura il ricordo degli avvenimenti e delle persone che hanno segnato la sua vita: “è un’esplorazione della gerarchia sociale del Messico, paese in cui classe ed etnia sono stati finora intrecciati in modo perverso. Soprattutto, è un ritratto delle donne che mi hanno cresciuto, in riconoscimento al fatto che l’amore è un mistero che trascende spazio, memoria e tempo”. Così le storie di Cleo (Yalitza Aparicio) ed Adela (Nancy Garcia Garcia), che lavorano presso la famiglia di Sofia (Marina De Tavira), si intrecciano con le difficoltà di una società in continuo cambiamento. Roma è un piccolo inno alle figure femminili che, nella quasi, se non totale, assenza degli uomini, hanno lottato per mantenere intatto un nucleo familiare ormai sbriciolato ed hanno ricercato l’equilibrio nei gesti quotidiani.
Cuarón dipinge il riflesso dei conflitti politici e sociali nella sfera personale della vita delle persone, dimostrando l’impossibilità di rimanere estranee allo spazio e al tempo che le circondano, in un luminoso bianco e nero. A proposito della preparazione al film racconta di aver scritto una sceneggiatura, ma di aver scelto poi di tenerla per sè: “nessuno aveva la sceneggiatura e abbiamo girato in ordine cronologico. In pratica ho parlato a ciascun attore del suo personaggio, e ho detto loro cose personali che gli altri non avrebbero saputo”. Anche il set, un’accurata ricostruzione degli spazi nei quali il regista è cresciuto, ha contribuito ad accrescere il senso di realismo nel film; i mobili, gli arredamenti, ha spiegato, provenivano dalla sua famiglia ed i luoghi, le strade, gli edifici, erano proprio gli stessi nei quali è cresciuto.
Una cicatrice scoperta per Cuarón, che presenta Roma in concorso alla 75esima Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Il film sarà distribuito da Netflix ed in alcune sale selezionate a partire dal prossimo 14 dicembre.
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